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I drammi storici in TV sono molto seguiti in Corea. “Wang Gŏn”, l'ultimo successo della serie, tratta della fondazione della dinastia Wang dello stato di Koryŏ (Goryeo) e ha acceso nuovo interesse sul periodo dei Tre Regni. Il sito delle tombe reali a Neungsan-ni, Puyŏ, all'alba Puyŏ (oggi trascritta come Buyeo) è stata l'ultima capitale di Paekche, uno dei Tre Regni. Godette di un brevissimo periodo di gloria e poi scomparve dall'elenco dei luoghi celebri. Da allora sono passati 1.400 anni e di tanto in tanto Puyŏ regala ancora al mondo alcuni resti storici che portano con sé lo spirito di Paekche. Facciamo un giro in visita a questa interessante città. |
Un pendaglio trovato nella tomba di un nobile Quando Puyŏ si chiamava Sabi, ai tempi di Paekche, la capitale era circondata da mura, dalle falde meridionali del monte Puso-san alle falde occidentali del monte Kŭmsŏng-san, e coincideva quasi esattamente con il centro dell'attuale Puyŏ. Saliamo prima sul Puso-san. Questo monte è il luogo da cui nasce il fiume Paengma-gang, e vi si trovano anche la rupe Nakhwa-am, il tempio Goran-sa e la fortezza Sansŏng, un luogo che non solo offre alcuni dei più bei panorami di Puyŏ, ma anche un ricco retaggio di antichi racconti e leggende. |
A destra il monte Puso-san, l'ultimo Le cose interessanti qui comprendono un sacello con tavolette che commemorano i sudditi fedeli di Paekche, un antico magazzino militare dove si dice che i soldati di Paekche diedero fuoco alle loro scorte di granaglie per far sì che queste non cadessero in mano agli invasori, la torre Sajaru situata in posizione precaria su un picco, e il padiglione Paekhwajŏng che guarda sul fiume Paengma-gang. Qui si possono scattare delle belle fotografie. |
Un battello sul fiume Paengma-gang, visto dalla rupe Nakhwa-am Al fondo della rupe, sotto il tempio Koran-sa, i battelli vanno e vengono dal lontano ponte Paekche. Sul battello la melodia melanconica di una canzone si diffonde dagli altoparlanti: “In questa notte di luna sul fiume Paengma gli uccelli acquatici cantano...” Con il vento del fiume che ci sfiora il volto, ci lasciamo trasportare indietro nel tempo ai giorni di Paekche. Da che cosa prende il nome il fiume Paengma ( |
Il generale Su Dingfang della Cina dei Tang guidò qui un contingente di truppe Silla e Tang per invadere Paekche, ma, tutte le volte che cercava di attraversare il fiume, si alzava la nebbia, anche se la giornata era perfettamente chiara. Avvenne che il re Mu, il trentesimo governante di
Come parte del Festival annuale, si tiene ogni anno Servendosi della testa di un cavallo bianco, o paengma, come esca, il generale Su catturò il dragone da una roccia chiamata Choryongdae, e poi attraversò il fiume e sconfisse Paekche. Per questo motivo il fiume fu conosciuto con questo nome dalle successive generazioni. Questo, così come il racconto delle tremila dame di corte che si suicidarono gettandosi nel fiume dalla rupe Nakhwa-am, è un mito. Ma le leggende riescono a trasmettere un significato attraverso le emozioni e lo spirito che incorporano. Ed è così che si venne a tramandare il detto che il fiume Paengma scorre “con tristezza” in questi luoghi. |
Si presume che gli antichi palazzi di Paekche un tempo si ergessero nell'area di Kwanbung-ni sulle pendici del monte Puso, il luogo in cui si trovava il vecchio edificio Un oggetto del periodo Paekche rinvenuto Allineati attorno allo stagno vi sono salici piangenti e nel centro del tranquillo laghetto si trova un padiglione che attira i visitatori con il suo fascino riposante. Kungnamji, costruito nel 634 d.C. è il più antico dei vecchi giardini ancora esistenti in Corea. È il luogo in cui veniva il re per riposare o per intrattenere gli ospiti. Quando il visitatore raggiunge Kungnamji, è in grado di scrollarsi di dosso il senso di tristezza che prova per lo sconfitto regno di Paekche. Poi ci attendono i resti storici del regno di Paekche, affascinanti come un sorriso appena accennato. |
Una replica del tesoro nazionale numero 287, un Fra di essi vi è una statua di un Budda seduto, trovata nel corso degli scavi effettuati nella zona di Kunsu-ri, a cui è stato affibbiato il nomignolo “le sei meno cinque” a causa della sua posizione leggermente inclinata. Tra gli altri oggetti, un brucia-incenso in oro e rame con un motivo di dragone e di fenice, che ha meravigliato il mondo quando fu rinvenuto nel 1993 per la sua bellezza delicata ed elegante. Notevoli anche alcune piastrelle decorative che portano la figura di un paesaggio di montagna, ritrovate a Kyuammyŏn. Confrontata con lo spirito aperto e progressivo di Koguryŏ e lo splendore controllato di Silla, l'arte di Paeakche è più calda e più aperta. |
La pagoda in pietra a cinque piani nel luogo in cui si trovava Come mai a Puyŏ, in questa che un tempo era la capitale del regno, non resta praticamente nulla di Paekche? Molto probabilmente perché i diversi edifici, compresi i templi buddisti, le pagode e perfino le sculture buddiste di Paekche erano fatte di legno. E che cosa poteva sopravvivere all'incursione dei 180.000 guerrieri delle forze alleate Silla e Tang? Si dice che l'arte è lunga e la vita è breve, ma sembra che il legno non duri a lungo, ma la pietra sì. |
Ma anche le pietre non durano per sempre. Si prenda per esempio la scultura del Budda seduto che si trova dietro la pagoda. Si pensa che sia stata fatta dopo la pagoda, circa nel 1028, durante il regno di Koryŏ. Eppure si trova oggi in condizioni peggiori della pagoda, che ha combattuto contro il decadimento per 1.400 anni. Gli occhi, il naso, la bocca e gli altri particolari della faccia della statua sono consumati, un braccio è mancante e anche il piedestallo appare parecchio rovinato. Fortunatamente, il vecchio Budda, anche in queste condizioni, possiede ancora un'aura di calore e di accoglienza.
Scavi effettuati a Kungnamji, il Nel tempo in cui Puyŏ fu capitale del regno di Paekche regnarono sei re ed essi decisero tutti di essere sepolti in questo luogo, ma la maggior parte delle tombe furono saccheggiate molto presto, tanto che non vi si trova più nulla. Il brucia-incenso in oro e rame con i disegni di dragone e fenice citato prima fu scoperto scavando in un sito vicino alle tombe. |
Si dice che le tombe alla fine prendono la forma del paesaggio circostante. A Puyŏ non vi sono molte montagne scoscese, e così anche i tumuli delle tombe sono bassi. Una breve camminata di cinque minuti attorno alla zona dà al visitatore una visione precisa del paesaggio accogliente e ondeggiante di Puyŏ. È anche interessante che una pittura murale, del tipo che si trova quasi esclusivamente nelle tombe di Koguryŏ, sia stata scoperta all'interno della tomba numero 1 a Nŭngsan-ni. Questa pittura è notevolmente più graziosa e gentile se confrontata con quelle di Koguryŏ. Il tempio Taejo-sa si trova nel villaggio di Imch'ŏn-myŏn, ad una certa distanza da Puyŏ. Il tempio ospita una gigantesca scultura di Budda risalente al periodo Koryŏ, che, assieme alla statua di Budda che si trova nel tempio Kwanchok-sa a Nonsan, fu creata nello stile peculiare della
Come parte del Festival della cultura di Paekche, Puyŏ è un territorio gentile e quasi pianeggiante, avvolto e accarezzato dal fiume Paengma. Forse non costituisce una grande attrattiva per i visitatori se confrontato con la sua fama di capitale di Paekche. Alcuni vengono qui con grandi aspettative e tornano a casa delusi. Tenendo in mente le parole di Choi Nam-seon, che “Puyŏ ha un fascino rinfrescante, tenero e frugale, che non si trova più in altre antiche capitali”, i visitatori dovrebbero essere in grado di visitare Puyŏ con la mente più aperta, credendo anche a ciò che non si vede e percependo anche ciò che non si tocca. |
NOTA:
In giapponese il nome dello stato coreano di Paekche è Kudara. Sull’etimologia di questo nome giapponese l’autore del sito, che ha visitato Puyŏ nel 1966, ha pubblicato nel 1974 un articolo che propone alcune soluzioni. Si veda in proposito: Valerio Anselmo - Una ricerca sul nome Kudara Una traduzione in inglese di questo articolo è anche pubblicata in questo sito, dalla pagina A research on the name Kudara in avanti. |
Tratto da “Buyeo Chungcheongnam-do”, in Pictorial Korea, luglio 2001. Testo originale di Park Jong-bun, fotografie di Suh Hun-kang. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo