L'arte del ricamo in Corea


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fiori, i dieci simboli della longevità e i caratteri che rappresentano la fortuna, che tradizionalmente erano ricamati su oggetti di tessuto d'uso comune, come guanciali, custodie per gli occhiali, borse per il tabacco, porta posate, porta spazzole e fazzoletti per avvolgere gli oggetti, dimostrano chiaramente l'abilità delle donne coreane nel ricamo, che costituiva parte della loro vita.

Borsa per un vestito da sposa coreano

I lavori di ricamo variano molto in colore e disegno, a seconda dell'abilità, del gusto e del carattere di chi li fa, e vanno da lavori umili con la bellezza della semplicità popolare a lavori sofisticati e più eleganti.

La storia del ricamo è molto lunga, sia in Oriente che in Occidente. In tempi preistorici gli uomini ricavavano aghi dalle ossa di animali o dalle pietre per cucire pelle o foglie per farne dei vestiti. Questa è probabilmente l'origine del ricamo: la cucitura, in realtà, poteva essere fatta anche con arte. Con l'invenzione degli aghi di metallo e il progresso della civiltà, la gente cominciò a desiderare qualche forma di decorazione simbolica sugli abiti per indicare il rango, e il ricamo fu usato per quello scopo. Dapprima primitivo e strettamente collegato alla cucitura dei vestiti, col tempo finì per diventare una forma d'arte a se stante.

Fiori ricamati con colori delicati su borsette
che venivano indossate alla vita dalle donne

Anche se il ricamo ha una lunga tradizione nella storia della Corea, gli oggetti ricamati, fatti di materiale deperibile come tessuto e fili, si danneggiano facilmente e, per questo motivo, non sono pervenuti fino a noi esempi antichi di quest'arte. Tracce dei ricami più antichi si possono trovare solo nelle registrazioni scritte.

Nell'età del ferro comparvero in Corea strumenti per la lavorazione del ferro e fiorì l'agricoltura. Di conseguenza si sviluppò notevolmente la produzione dei tessuti. Le registrazioni storiche di questo periodo, il Samgukchi e lo Huhansŏ, ci tramandano che venivano coltivati il lino e il gelso, che venivano allevati bachi da seta e che erano prodotti sia tessuti di lino che di seta. La produzione dei tessuti portò naturalmente allo sviluppo del ricamo.

Per cucire si usavano ditali finemente ricamati

Nel Samgukchi si dice che, quando Puyŏ, la capitale del regno di Paekche, fu spostata, la famiglia reale si accinse a partire indossando vestiti speciali tessuti con fili d'oro e d'argento. Questa è forse la notizia più antica del ricamo che si abbia nelle registrazioni storiche coreane.

Nel periodo dei Tre Regni (1º secolo a.C. - 7º secolo d.C.) furono inventate le macchine per la tessitura e le tecniche di filatura e tessitura si svilupparono rapidamente. Queste a loro volta diedero un forte impulso alla fioritura del ricamo. Nei testi storici Samguk sagi (Storia dei Tre Regni) e Samguk yusa (Memorabilia dei Tre Regni) si narra che la regina Chindŏk del regno di Silla tesseva la seta e la ricamava con le proprie mani per offrirla in dono al re della dinastia cinese Tang.

Retro di una specchiera ricamato

Il periodo del regno unificato di Silla (668-918) fu l'età d'oro della cultura. Notizie sulla diffusione del ricamo in quell'epoca vengono da editti emanati contro lo sfoggio eccessivo di stravaganze da parte degli aristocratici: varie registrazioni dicono che si proibivano i paraventi pieghevoli ricamati e i vestiti di seta ricamata. Sfortunatamente, però, non è giunto fino a noi alcun esempio di quei lavori. Nel periodo di Silla fiorì anche il buddismo e, con esso, il ricamo dei paramenti sacri e delle immagini buddiste.

Si può scoprire quanto fosse bello il ricamo in Corea analizzando quanto ci è rimasto dei lavori delle case private dell'epoca Chosŏn (1392-1910). A differenza del ricamo impiegato per decorazioni presso la famiglia reale, che era molto elaborato ed eseguito secondo regole ben precise, il ricamo usato nelle case private si sviluppò in vari modi, seguendo le tradizioni del gruppo familiare e della regione.

Qui a sinistra uno dei pendagli chiamati norigae

Nell'ultima parte del periodo Chosŏn la produzione di oggetti ricamati fu particolarmente fiorente nelle zone di Anju e Pakchŏn nella regione di Pyŏngan-do (ora in Nord Corea) e nella zona di Chŏnju nella regione di Chŏlla-do. La maggior parte dei reperti che ci sono pervenuti risalgono a questo periodo e a queste zone.

I paraventi pieghevoli usati come decorazione di sfondo nei matrimoni, nelle feste del sessantesimo compleanno e in altre cerimonie erano molto spesso ricamati con disegni di peonie e fiori di loto, oppure con una coppia di fagiani o di anitre mandarine per simboleggiare l'amore coniugale. Erano anche comunemente usati i dieci simboli della longevità.

Il ricamo viene creato un punto dopo l'altro,
seguendo un disegno tracciato sul tessuto

Il ricamo inteso come decorazione dei vestiti ebbe origine nella corte reale ed era effettuato con oro e fili colorati. Come modalità di esecuzione, vi erano due tipi principali: un primo tipo che veniva eseguito direttamente sul vestito e un altro tipo che veniva creato su un pezzo di stoffa separato, che era in seguito cucito al vestito. Le donne della corte indossavano abiti decorati con peonie, crisantemi e altri fiori, mentre gli uomini indossavano vestiti con disegni di uccelli come le gru o di animali come le tigri, cuciti sul petto o sulla schiena.

Nelle abitazioni private il ricamo veniva usato per abbellire gli abiti del matrimonio, per creare ornamenti e per i tradizionali norigae, che sono dei pendagli indossati come decorazione. Il ricamo buddista, che era un lavoro fatto con fede religiosa e con la massima devozione e attenzione, risulta eseguito in modo molto accurato e mostra un alto livello di abilità artistica.

Particolare di un norigae

Esempi di quest'arte si hanno nei paramenti buddisti, in figure del pantheon buddista, in cuscini e in piccole borse.

Nell'epoca moderna il ricamo è diventato quasi un'arte dimenticata, dal momento che richiede molto tempo e grandi sforzi e che non ha scopi pratici. Ma con il recente movimento per la riscoperta della bellezza delle tradizioni coreane, sta tornando di nuovo alla ribalta.

Se il desiderio di mostrare la propria ricchezza e il proprio stato sociale hanno contribuito allo sviluppo del ricamo in passato, oggi il ricamo viene valutato per se stesso, per la sua bellezza e per la sua delicata espressione artistica.

La specialista di ricamo Ui Seong-hee ha portato avanti la tradizione appresa da sua madre. Quando ancora frequentava la scuola elementare era solita aiutare la madre a creare i disegni e così ha imparato a ricamare nel modo più naturale. In seguito studiò ricamo in una scuola specializzata ed ereditò il commercio familiare dalla madre.

Vari fili colorati usati per il ricamo

Osservandola mentre è china sul lavoro ci porta alla mente l'immagine di una donna dell'epoca Chosŏn intenta a cucire. Il ricamo è un'arte che richiede pazienza e che si serve, come strumenti, di un semplicissimo ago, di fili colorati e di un tessuto.

Un punto dopo l'altro, i vari colori e disegni compaiono sulla stoffa, ciascuno di essi un piccolo capolavoro.

Il ricamo, così come gli abiti tradizionali coreani (hanbok) o i lavori fatti con nodi e chiamati maedŭp, è caratterizzato da colori semplici e profondi che si ricavano da tinte naturali. Siccome le tinte erano molto importanti, in passato gli artisti di quest'arte si preoccupavano di coltivare essi stessi le piante di cui avevano bisogno per tingere i fili.

Un mobile per riporre gli abiti,
decorato con tessuto ricamato

Il migliore dei colori naturali era considerato essere l'indaco, che produce una vasta gamma di sfumature, dal blu intenso del mare all'azzurro del cielo, a seconda della concentrazione del colore. I colori ottenuti da essenze naturali sono quelli che aggiungono profondità alla bellezza sottile e squisita dei capolavori creati con ago e filo, e sono perciò quelli più usati oggi dai maestri di quest'arte.


Tratto da “Embroidery”, in Pictorial Korea, dicembre 2001. Testo originale di Cho Young-hye, fotografie di Kuk Soo-yong. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo