Invocare misercordia dalla dea del vento
I riti sciamanici Yeongdeung dell’isola di Jeju

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“I

o intrattengo l’ospite d’onore al meglio della mia abilità con offerte di cibo, canti e danze. È una cerimonia non diversa da quella che si tiene per ricevere oggi importanti ospiti statali. Ci impegniamo anche in trattative.”

Nel secondo mese del calendario lunare, che di solito cade tra metà febbraio e metà marzo, la ventosa isola di Jeju è spesso preda di venti freddi e variabili. Nell’isola di Jeju questo periodo è noto come “mese di Yeongdeung”, che segna la visita della nonna Yeongdeung (영등 할머니), la dea del vento. È usanza che in questo periodo gli abitanti del luogo sospendano qualunque attività normale, come la pesca in mare (compreso il lavoro delle pescatrici haenyeo (해녀 ) che raccolgono molluschi sul fondo del mare), traslocare, riparare la casa, viaggiare, e perfino cambiare la tappezzeria.

Patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO

A oriente della città di Jeju, sui pendii del picco Sara, si trova il tempio Chilmeori, uno dei molti templi dedicati alle varie divinità sciamaniche dell’isola di Jeju. Questo santuario era originariamente situato vicino ai moli del porto, ma quando fu costruita una nuova strada fu spostato nella posizione attuale. Durante il trasloco, gli accessori del tempio andarono persi, per cui ora nel parco Sarabong sono state poste solo tre “pietre degli spiriti”, una accanto all’altra.

Per gli abitanti di Jeju, che traggono il loro sostentamento dal mare, il vento è un elemento che controlla la loro vita e i loro mezzi di sussistenza, tanto che nei villaggi sulla costa si tengono regolarmente dei rituali sciamanici per chiedere agli spiriti sicurezza e abbondanza. I riti di Yeongdeung al tempio Chilmeori (Chilmeoridang Yeongdeunggut) costituiscono un rituale rappresentativo per promuovere il benessere della comunità. Questa cerimonia fu designata come Importante bene culturale immateriale dal governo della Corea nel 1980 e come Patrimonio culturale immateriale dell‘umanità dall’UNESCO nel 2009.

Il rituale consiste di tre parti separate: un rito di benvenuto, un rito di addio e un altro rito tenuto nell’isola Soseom (Udo), o isola della mucca, dove si dice che la nonna Yeongdeung si fermi per un giorno prima di tornare a casa.

La cerimonia di benvenuto a Yeongdeung, che si tiene nel primo giorno del secondo mese lunare, è un rito piuttosto semplice che viene eseguito all’interno in un mercato del pesce. La cerimonia di addio a Yeongdeung, che si tiene una quindicina di giorni dopo, è invece il più grandioso dei tre riti. Ad esso prendono parte molte persone, fra cui le pescatrici haenyeo, i proprietari dei battelli da pesca e i residenti locali. Il rito finale, che si tiene a Soseom, di solito è previsto per un periodo in cui navigare verso quell'isola può essere pericoloso, per cui gli abitanti dell’isola di Soseom tengono spesso il rito per conto loro.

Un rituale per il sacro e il profano


Lo sciamano Kim Yun-su esegue la cerimonia Yeongdeung

Alle nove del mattino del 18 marzo in un’area aperta circondata da pini neri presso il tempio di Chilmeori ha inizio il rito di addio a Yeongdeung. Lunghe bandiere al vento in cinque colori, striscioni tenuti in alto su lunghi pali di bambù e pezzi di carta di cinque colori svolazzavano nel vento sull’altare.

I tamburi a forma di clessidra, i gong e gli speciali sonagli di ottone che vengono usati nei rituali dell’isola di Jeju vengono fatti risuonare all’improvviso, per annunciare l’inizio della cerimonia.

Lo sciamano Kim Yun-su, che indossa un vestito scarlatto e un berretto nero con una piuma di pavone, inizia il rito danzando e raccontando una storia. Ventidue uomini e donne della Società per il mantenimento dei riti di Yeongdeung, fra cui Lee Yong-ok, effettuano l’accompagnamento musicale. Sono presenti anche varie sciamane ereditarie di antiche famiglie sciamaniche.

Di fronte al paravento posto davanti alle pietre degli spiriti ci sono una trentina di tavolini, grandi e piccoli, ciascuno dei quali è coperto da abbondanti offerte di cibo fornite dalle pescatrici haenyeo, dai proprietari dei battelli da pesca e dagli abitanti del villaggio. Mentre i tavolini si presentano all’apparenza molto simili a quelli tipici di qualunque rituale sciamanico, questi includono diversi elementi unici dei riti Yeongdeung: dolci di riso glutinoso rotondi e piatti, uova bollite, riso avvolto in carta bianca per il re dragone, e poi i frutti di mare di Jeju, fra cui orecchie di mare, molluschi con conchiglia e polipi.

I principali partecipanti al rito, come le pescatrici haenyeo in gonna e giacchetta bianca, e le famiglie dei proprietari dei battelli da pesca sollevano le loro coppe di liquore e si inchinano profondamente davanti all’altare. Qualcuno mormora: “Guarda! le candele bruciano ferme anche nel vento!” Un’alta pila di carta bianca è formata dalla lista dei clienti regolari dello sciamano che pregano per ricevere una sorte favorevole. Su una fune appesa alta nell’aria vi sono attaccati pezzi di carta che portano i nomi di varie divinità per simboleggiare la loro presenza al rito. Un’altra fune mostra i nomi di quanti hanno donato denaro e beni materiali, fra cui l’Amministrazione dei beni culturali e funzionari governativi, come il governatore locale e i rappresentanti della cooperativa dei pescatori, assieme ad altri appartenenti ai gruppi dei proprietari dei battelli da pesca, delle pescatrici haenyeo, dei venditori di frutti di mare, dei residenti locali, dei proprietari dei negozi, dei bar di karaoke, dei gruppi di danza, delle case editrici, dei gruppi musicali tradizionali e dei gruppi teatrali. Sotto ogni nome sono appesi mazzetti di banconote da 10.000 won.

Il rito è una squisita mescolanza di sacro e profano, di divinità e di denaro, di serietà e spensieratezza. Ci sono anche alcuni visitatori giapponesi che osservano attentamente la cerimonia seduti su stuoie. Uno di loro, preoccupato per le conseguenze del terremoto e dello tsunami occorsi la settimana prima in Giappone, dice: “Prego semplicemente che il Giappone non sprofondi.”

Significato dei riti

“Il rito inizia aprendo la cassa che contiene le tavolette degli spiriti delle divinità”, dice lo sciamano Kim Yun-su. “Dopo tutto, è solo quando il coperchio viene aperto che le divinità possono venir fuori e partecipare alla cerimonia. Vi è una danza per l’apertura del coperchio e una danza per il momento in cui si controlla l’interno della cassa. Per prima cosa, io invito le divinità a prender parte alla cerimonia, poi controllo per accertarmi che nessuna divinità sia rimasta indietro e le aiuto a sedersi. Recito la storia del rito e intrattengo l’ospite d’onore, la nonna Yeongdeung, al meglio della mia abilità porgendole le offerte di cibo, assieme a canti e a danze. Poi le chiedo che conceda una pesca abbondante e prego di portar via tutta la sfortuna, quando partirà.” E aggiunge: “È una cerimonia non diversa da quelle che si tengono quando si ricevono oggi importanti ospiti di stato. Ci impegniamo anche in trattative, discutendo su che cosa dare e che cosa prendere.”

Lo sciamano Kim danza in giro per l’area tenendo in mano vari oggetti, come una spada rituale, un bambù, un brucia-incenso, una coppa di liquore. Man mano che il tempo della musica diventa più rapido fino a raggiungere un ritmo mozzafiato, il movimento dei piedi dello sciamano lo segue. Kim Jeong-ja, una spettatrice che ha ovviamente visto il rito molte volte, commenta: “Quando balla non fa grandi movimenti, ma il suo movimento dei piedi è rapido e leggero.Quando canta ha anche una bella voce.”

In effetti, Kim ha ricevuto il premio del Presidente nel Concorso di arti folcloristiche nazionali nel 1990 per la sua esecuzione del Seoujetsori (canto popolare e danza tipiche dell’isola di Jeju), come capo di un gruppo di 250 persone. Nell’isola di Jeju vengono eseguiti un totale di 76 rituali sciamanici diversi, per ognuno dei quali Kim ha appreso alla perfezioine la danza, la cerimonia e il canto. Esegue anche il rituale di iniziazione per i nuovi sciamani, che richiede fino a 14 giorni.

I riti Yeongdeung presentano anche una scena di caccia, che comprende una pantomima di tiro con l’arco, per dare il benvenuto al generale-in-capo, la divinità principale del tempio Chilmeori. Lo sciamano si lega strisce di stoffa attorno agli avambracci e al torso per prevenire urti agli immaginari arco e faretra, mentre danza tenendo in mano una bottiglia di liquore, creando così un’atmosfera appassionata e aggressiva.

Quando gli viene chiesto come comunichi con il generale-in-capo, Kim dice: “Getto la bottiglia del liquore a 3.000 soldati sotto il suo comando, supplicando ‘Ti prego, ritieniti soddisfatto di questo e lasciami passare’. Questo avviene quando lo spirito entra, così che non posso permettermi di essere distratto. Gli chiedo ‘Ci darai una pesca abbondante quest’anno?’ e lui risponde ‘Coloro che si affaticano in mare se la passeranno meglio dell’anno scorso.’ Dice anche che il tempo è caldo, e che perciò ha indossato degli abiti larghi. Dicono che, quando la nonna Yeongdeung viene con sua figlia, il tempo è caldo.”

Kim continua dicendo: “In un’altra parte del rito si spargono dei semi nel mare, in modo che i pesci siano abbondanti e per preparare fedelmente la strada al re dragone, incoraggiando nel frattempo il generale-in-capo a lasciare in pace quella strada. Canto due volte Seoujetsori. La gente dell’isola di Jeju canta questa canzone quando lavora, quando si diverte e quando è oppressa. Il rito termina con la ‘rappresentazione scenica del vecchio uomo’, uno spettacolo secolare per allontanare la sfortuna.”

I canti sciamanici dell’isola di Jeju, che si possono dilungare per 30 o 40 minuti, iniziano con la creazione dell’universo e poi raccontano la storia della Corea, dall’antichità alla storia moderna dell’isola. I canti di Kim sono una forma di letteratura narrativa e vanno dalle antiche divinità e dai generali leggendari, fino agli eventi storici moderni come la guerra di Corea e il tragico inabissamento della nave passeggeri Namyeong nel 1970. Anche se le liriche sono difficili da capire a causa del dialetto particolare di Jeju, un messaggio è chiaro: “Ti prego di prenderti cura di noi, tuoi discendenti”. Sono suppliche ripetute ferventemente per la sicurezza sul mare.

Nel rito, oltre a una serietà mistica vi è anche un certo umorismo. Quando le pescatrici subacquee e i proprietari dei battelli da pesca bruciano i fogli delle preghiere, lo sciamano avverte: “Attenti a non incendiarvi i capelli!” Essere in contatto con la realtà perfino mentre si sta comunicando con le divinità è un’altra caratteristica distintiva dello sciamanesimo coreano. Lee Yong-ok nota: “Sappiamo che le divinità ci stanno osservando da tutto intorno, e così ci concentriamo e ci inchiniamo a loro con tutta la nostra cortesia, e in quei momenti sentiamo il loro peso gravare sulle nostre spalle. Si gettano per aria vecchie monete o coppe per vedere come cadono, in modo da indovinare quale sarà il nostro successo nel mare.”

I partecipanti attendono con il fiato sospeso di conoscere quale sarà il pesce che verrà catturato in abbondanza e se saranno benedetti dalla fortuna o no. Qui, la potenza della letteratura, dell’arte e della religione viene usata sia per onorare che per influenzare le forze della natura che si estendono oltre il controllo umano.

Oggigiorno il numero dei rituali tenuti a Jeju è drammaticamente diminuito. “Prima, i proprietari dei battelli da pesca erano tutti abitanti di Jeju - dice Lee - e vi erano anche più pescatrici haenyeo, cosicché vi erano più tavole per le offerte di cibo. Ma ora vi sono meno pescatrici haenyeo e i proprietari dei battelli da pesca sono gente della terraferma. Comunque, ora che questo rituale è stato designato patrimonio culturale, la gente sembra accettarlo meglio. Io - si impegna Lee - intendo fare tutto ciò che è in mio potere per far sì che questo rituale venga conservato”.

Cacciar via la sfortuna

La successiva parte del rito riguarda l’“ottenere il riconoscimento”. Si tratta di raccogliere un'offerta nominale in un cestino, ma tutti sono curiosi di sentire quello che lo sciamano dirà a ciascuno e quale sarà la sua reazione. “Oh, tu sei uno studente, per te fa mille won. Così va bene! Tu con la macchina fotografica, se non chiedi il riconoscimento le tue fotografie verranno tutte nere!” Per gli ospiti stranieri va bene un semplice “Hello!” oppure “OK!”.

L’azione scenica del vecchio, che deve portar via la sfortuna, è un tipo di tradizionale dramma teatrale all’aperto. I sette figli di un ministro proveniente da Seul rappresentano i vecchi dokkebi, ovvero gli orchi. Il più giovane, conosciuto come “Tasso briccone” risiede sul monte Halla e si dice che causi malattie e tempo tempestoso, mentre i suoi fratelli più vecchi arrivano per condurlo via. Una piccola barca di paglia, dopo essere stata riempita di ogni sorta di offerte, viene mandata alla deriva sull’acqua con i vecchi orchi. Agli orchi piace il maiale e l'alcol, per cui questi oggetti vengono inclusi nelle offerte. Quest’anno sulle tavole delle offerte erano state preparate due teste di maiale ed era stata fatta bollire carne di maiale per farne del brodo con spaghetti per gli spettatori.

I vecchi orchi indossano maschere bianche, cappelli di bambù a brandelli e soprabiti neri. Saltano nell’arena rituale da tutte le direzioni portando torce e lunghe pipe, cantando e ballando. Poi mettono le offerte nella barca di paglia: riso bianco, pesci rossi, dolci di riso glutinoso piatti, alghe di mare, bevande energetiche, canditi, e una testa di maiale, il tutto preso dai tavolini.

Alle sei di sera tre battelli partono dal molo occidentale. Ad un certo punto sollevano la barca di paglia e la gettano nell’acqua. La barca, decorata con stoffe di cinque colori, resta diritta e viene portata via dalle onde. In tal modo, tutta la sfortuna viene mandata via, insieme con gli avidi orchi.


Tratto da “Praying for theMercy of the Goddess of Wind: Yeongdeung Shaman Rites”, in Koreana, vol.25, n.2, , Estate 2011. Testo di Kim Yoo-kyung, foto di Ahn Hong-beom. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo