Cerimonie in memoria dei defunti
I riti ancestrali ufficiali

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


L’

usanza di tenere riti ancestrali, chiamati chesa (제사 , pronunciato “cesà” all'italiana), non ha a che fare solo con la morte. Anche se per la maggior parte dei coreani oggi la parola chesa significa un rito che si tiene per ricordare gli antenati, questo termine si riferiva in origine a tutti i riti che si tenevano per le divinità del cielo e della terra e per sollecitare la buona sorte. Da lungo tempo le popolazioni dell'Asia hanno eseguito riti per un certo numero di oggetti animati e inanimati che vanno dal cielo alla terra, dal sole, la luna e le stelle alle divinità di vento, pioggia, territorio, granaglie, montagne, fiumi e correnti, oltre che per i re defunti e per gli antenati. Si officiavano riti nazionali ogni anno verso montagne e fiumi sacri in tutto il paese, mentre questi riti diventavano ancor più importanti man mano che in Corea si rafforzavano i princìpi della geomanzia.

I riti ancestrali in onore dei re e delle regine
del periodo Chosŏn vengono ancora oggi
effettuati presso il tempio reale Chongmyo

Ma, quando il confucianesimo cominciò a pervadere tutti gli aspetti della vita durante il periodo Chosŏn della dinastia Yi (1392-1910), i riti in memoria dei defunti divennero un simbolo della pietà filiale. Come tali, la pietà filiale verso gli antenati e la lealtà verso lo stato divennero gli ideali principali della società di quel periodo. Quando il libro Rituali familiari di Chu Hsi ( 1130-1200) fu introdotto dalla Cina, si diffuse ampiamente fra la popolazione coreana, tanto che l'usanza di tenere cerimonie in memoria dei defunti da una prospettiva confuciana si radicò profondamente non solo fra l'élite dominante, ma anche fra la gente comune. In effetti, questi riti sono durati per secoli e perfino oggi, nel 21º secolo, nella vita dei coreani sono ancora una forza come lo erano in passato.

Secondo il testo Rituali familiari, un tempietto dedicato agli antenati della famiglia è richiesto come parte necessaria della casa. Inoltre, i riti in memoria degli antenati sono strettamente collegati alle credenze relative all'altra vita. Siccome si crede che l'anima viva dopo la morte e che una persona morta debba continuare a essere rispettata, i riti mantengono un forte carattere di venerazione degli antenati anche da una prospettiva confuciana.

Una cerimonia tenuta nell'anniversario della morte di
un antenato (l'officiante, con le mani appoggiate alla
stuoia, si prepara al profondo inchino fino a terra)

Secondo l'antico libro Yesŏ (예서 , Libro del cerimoniale), vi erano in passato cinque tipi di riti commemorativi regolarmente tenuti in Corea. Quelli normalmente tenuti ancora oggi sono il ch'arye (차례 ), che si teneva originariamente, in forma molto elaborata, al capodanno lunare, che corrisponde alla prima luna piena dell'anno lunare, e nel giorno della nascita dell'antenato defunto. Oggi queste sono diventate cerimonie semplificate che si tengono nelle feste principali, come il capodanno lunare e la festa dell'autunno, o Ch'usŏk (추석 ). Vi è poi il kije (기제 ), rito che si celebra in casa prima che il gallo canti nell'anniversario della morte dell'antenato, e infine il sije (시제 ), che si tiene sulla base della famiglia estesa nel decimo mese lunare, con fondi raccolti fra i parenti. Da quando la popolazione coreana cominciò a capire che fra la vita e la morte vi è un baratro invalicabile, la morte è sempre stata percepita come un qualcosa di spaventoso. Le popolazioni preistoriche non sapevano che fare di fronte ai morti, tranne che lasciare soli i corpi dei defunti. In seguito si sviluppò un principio di cerimonia funebre. E, come gli altri popoli che idearono i propri modi per ricordare i defunti, così anche i coreani crearono i propri riti commemorativi tipici. Anche se i parametri basilari dei riti commemorativi coreani sono stati introdotti dalla Cina, i riti coreani non sono cinesi: in realtà i riti commemorativi per i defunti erano un’usanza ben radicata fra i coreani molto prima dell’introduzione del confucianesimo.

Indipendentemente dalla cultura confuciana, i riti commemorativi coreani comprendono numerosi elementi indigeni. Originariamente erano tenuti come rituali sciamanici tradizionali o come rituali buddisti, mentre il cerimoniale specificato nel testo Rituali familiari fu incorporato in seguito. Tuttavia, i riti commemorativi coreani aderirono più strettamente alle norme stabilite in quel libro durante il periodo Chosŏn (dinastia Yi) rispetto a qualunque altro periodo della storia coreana o perfino rispetto a qualunque altro paese.

Cerimonia confuciana in onore del
famoso studioso Yi Hwang al Tosan Sŏwŏn

I coreani considerano i riti in commemorazione dei defunti come cerimonie molto solenni, come d'altronde avviene in tutto il mondo. Ma la solennità è solo uno degli aspetti dei riti. Per certo, ai funerali e alle cerimonie commemorative per i defunti che si tengono oggi in Corea lo stato d'animo è appesantito dal protocollo solenne e può sembrare che chiunque rida ad alta voce possa venir punito duramente per mancanza di decoro. Ma ci sono evidenze che in passato i funerali e i riti commemorativi non erano soltanto cerimonie familiari per piangere il defunto, ma facevano parte di una cultura che amava celebrare ed erano, così, occasione per stringere legami sociali. La morte era un affare personale, ma i riti in commemorazione dei defunti erano tenuti per uno scopo sociale. Un rito in memoria di un antenato era un'occasione per riunire tutti i parenti che non si erano visti da lungo tempo.

E allora, come ebbero origine le usanze festive in relazione con la morte, usanze stabilite ben prima che il libro Rituali familiari avesse una così pervasiva influenza? Nel libro Suishu (, Storia della dinastia Sui), pubblicato in Cina, il capitolo sul regno coreano di Koguryŏ (고구려 37 a.C.-668 d.C.) dice: “Quando una persona muore, dapprima la gente piange e si lamenta, ma, quando ha luogo il funerale, battono sui tamburi e fanno musica”. Ciò indica una tradizione popolare unica, in netto contrasto con il successivo stile confuciano dei funerali.

Circa mille anni più tardi, il volume 15 degli Annali del dinastia Yi di Chosŏn (Chosŏn wangjo sillok 조선왕조실록 ), nella sezione dedicata al re T'aejo (태조 ), fa notare: “Nelle campagne, nel giorno del funerale di un genitore i membri della famiglia radunano i portatori di birra da tutta la comunità e bevono e cantano, e sembra che non si lamentino affatto”.

L'importanza della comunità viene dimostrata anche da un’altra istituzione, tipicamente coreana, il hyangdo (향도 ). Questo è un buon esempio della tradizione di supporto comunitario. Questa, che originariamente era un'organizzazione di persone che aveva lo scopo di mantenere acceso l'incenso, divenne alla fine una società di mutuo soccorso o cooperativa di lavoro nelle comunità rurali, evidenza degli aspetti comunitari delle usanze associate ai riti commemorativi. Così la morte non è semplicemente un affare personale. La morte significa la fine delle relazioni personali con tutte le persone con le quali uno era solito essere associato in vita. Perciò, anche se la morte in sé è un evento individuale, tutte le morti implicano aspetti sociali. Hyangdo divenne quindi un'organizzazione comunitaria di residenti che aiutavano nei funerali e nei riti commemorativi, esercitando una funzione sociale.

Esecuzioni di musica e danza su
grande scala accompagnano i riti
commemorativi al tempio ancestrale
della dinastia Yi di Chosŏn

Le rozze usanze in stile hyangdo cominciarono a scomparire dagli inizi del periodo Chosŏn quando furono enfatizzati i principi confuciani che richiedevano maggiore solennità. Fortunatamente, però, in varie zone remote, come per esempio nelle isole di Chindo (진도 ) e di Chejudo (제주도 ), le usanze hyangdo sono ancora in parte seguite, ma ora è molto più difficile osservarle.

Ma perfino il Chongmyo cherye (종묘제례 ), il rito commemorativo per i re della dinastia Chosŏn che è stato designato retaggio mondiale dall'UNESCO, era uno spettacolo in larga scala che comprendeva gruppi musicali e una troupe di danzatori, riflettendo così la sua atmosfera festiva.

I riti commemorativi coreani comprendono non solo elementi confuciani, ma anche varie caratteristiche sciamaniche. Nell'isola di Wido (위도 ), nella regione del Chŏlla-pukto, vi sono molte case in cui le tavolette degli antenati vengono appese agli scaffali in ogni stanza della casa. Questo è un caso in cui il culto delle divinità tutelari è stato integrato con l'etichetta confuciana prescritta nel libro Rituali familiari.

Tavolino imbandito di offerte rituali
di fronte a una tavoletta di Confucio
in un'accademia confuciana

Perciò, quando, nelle feste principali, vengono osservati i riti commemorativi, questi sono effettuati davanti agli scaffali, o alle tavolette degli antenati, o davanti a un tavolino rituale posto sopra una giara piena di riso, che simboleggia il dio della casa e che è tenuto nel maru, l'ambiente d'ingresso con il pavimento di legno della casa tradizionale coreana. A Chejudo uno sciamano effettua un rito con canti e invocazioni per ottenere una buona fortuna per la casa e la prosperità degli affari della famiglia.

Per il rito chiamato ch'arye, si prepara un tavolino per gli antenati e, al raccolto del riso, si effettua una cerimonia alla divinità della casa e al dio del cielo. Questi riti si tengono presso la casa principale della famiglia, cioè nell'abitazione del figlio maggiore, e, quando si effettua un rito sciamanico, viene preparato un tavolino a parte per i riti commemorativi ancestrali. Qualunque cibo o piatto speciale, prima di essere consumato viene prima offerto agli antenati.

Letterati confuciani che
celebrano riti commemorativi

Man mano che la venerazione degli antenati si radicava, accentrata attorno alla classe dei nobili (yangban 양반 ) attraverso la crescente influenza dei Rituali familiari, l'usanza tradizionale di venerare gli antenati si identificava sempre più con i riti in onore delle divinità ancestrali. Di conseguenza, la natura dei riti di venerazione degli antenati non può essere considerata completamente confuciana.

Per quanto riguarda le usanze relative ai riti commemorativi, uno dei più grandi malintesi in Corea riguarda la questione della partecipazione delle donne a tali riti. In passato i riti venivano effettuati esclusivamente dagli uomini, ma oggi i tempi sono molto cambiati e in molte case anche le donne, in un certo senso, prendono parte ai riti. Tale partecipazione, però, nella maggior parte dei casi si limita alla preparazione dei cibi rituali in cucina.

Quando muore un genitore, però, non sono soltanto i maschi che partecipano al lutto.

Secondo i Rituali familiari, inizialmente i riti commemorativi erano tenuti da marito e moglie. L'uomo offriva la prima ciotola di vino di riso (detta ch'ohŏn 초헌 ), mentre la moglie offriva la seconda (detta ahŏn 아헌 ). Ma questa seconda offerta di vino passò in seguito ai familiari di sesso maschile e così le donne vennero gradualmente escluse dalla cerimonia.

Una cerimonia di esorcismo
sciamanico per guidare l'anima
del defunto al cielo

In contrasto, nei riti sciamanici tradizionali sono sempre state le donne a effettuare le cerimonie per le divinità ancestrali: le sciamane sono le sacerdotesse del rito. Nelle religioni indigene le donne dominarono nei riti celebrativi, tanto che furono gli uomini a esser lasciati fuori, e oggi hanno un ruolo del tutto secondario in tali cerimonie.

Secondo l'autore dell'articolo, che è ricercatore capo dell'Istituto coreano del folclore, il monopolio maschile nei riti di commemorazione degli antenati è sbagliato se osservato da un punto di vista dell'aderenza a quanto dettato dal testo Rituali familiari. In particolare l'esclusione delle donne da tali cerimonie viene fortemente condannata.


Tratto da “Customs for the Dead: Ancestral Memorial Rites”, in Koreana, vol.16, n.4, inverno 2002. Testo originale di Joo Kang-hyun Fotografie di Ahn Hong-beom e Kwon Tae-kyun. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo