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L a strada affiancata da ciliegi che conduce al tempio Ssanggyesa ( ![]() La sala principale del tempio Questa strada è stata famosa per i suoi alberi di ciliegio fin dall'antichità, fin dai tempi del regno di Koryŏ (918-1392), e le registrazioni storiche ci fanno sapere che fu chiamata Hwagae, che significa “un luogo pieno di fiori”. Si dice che le coppie che percorrono insieme questa strada da un capo all'altro si sposeranno presto e per questo motivo la strada è anche nota come “strada dei matrimoni”. Ssanggyesa è famoso per varie cose. Innanzitutto per due monumenti in pietra posti all'ingresso del tempio, con iscrizioni del grande letterato Ch'oe Ch'i-wŏn del periodo Silla. Poi per una pagoda e un monumento al famoso monaco buddista Chin'gam kuksa, monumento che è stato designato tesoro nazionale numero 47. A circa 2 chilometri a nord-est del tempio si trova inoltre la rinomata cascata Puril, le cui acque cadono in un dirupo fra i picchi Ch'ŏnghakpong e Paekhakpong. |
Ssanggyesa è anche famoso per il suo stretto collegamento con il tè. Si dice che gli arbusti del tè portati dalla Cina Tang durante il periodo Silla e piantati nel terreno del tempio fossero le prime piante di tè piantate in Corea. Oggi si possono ancora vedere zone di tè selvatico nei campi che circondano il tempio e queste piante sono state designate monumenti naturali per poterle conservare intatte.
Il padiglione a due piani P'aryŏngnu, che si intravede La cultura del tè coreano iniziò con i monaci buddisti che bevevano il tè durante i loro esercizi spirituali, e di lì l'usanza fu trasmessa alla gente comune. In passato il tè prodotto con giovani foglie di tè raccolte verso la fine della primavera era considerato il migliore. Ancora oggi nel tempio Ssanggyesa la coltivazione delle piante di tè, la preparazione e il consumo del tè sono considerati una parte importante dell'addestramento mentale dei monaci. Si arriva all'ingresso del tempio dopo aver attraversato l'area Iljumun, che è la prima zona in cui si coltivò il tè in Corea. Si passa poi sotto un portale, dove sono venerati due monaci bambini, rappresentati l'uno a cavallo di un leone, l'altro a cavallo di un elefante. Un'altra porta sotto la quale si passa è quella dei quattro guardiani che conduce al padiglione P'aryŏngnu e alla sala principale del tempio. Qui si trova un monumento che narra la vita e le opere del monaco Chin'gam kuksa, fondatore di Ssanggyesa. Il testo, in cinese, che compare sul monumento fu scritto dal grande letterato Ch'oe Ch’i-wŏn, una figura leggendaria che si dice abbia trascorso gli ultimi anni di vita nel folto della montagna per diventare un immortale taoista. |
L'iscrizione sul monumento dice che il monaco Chin'gam kuksa era così abile nel canto buddista che la sua voce risuonava come l'oro e la seta, ed era allo stesso tempo rinfrescante e Una pagoda e un monumento a Chin’gam kuksa. Il tempio Ssanggyesa è noto in Corea per essere stato il luogo in cui si è sviluppata l'arte del canto buddista nei primi tempi. Si dice che Chin'gam kuksa, il fondatore, abbia studiato musica buddista in Cina e che l'abbia poi introdotta in Corea, dove creò dei canti adatti alla popolazione coreana e istruì vari maestri di canti buddisti. Il luogo in cui il monaco teneva i suoi corsi di musica era il padiglione P'aryŏngnu che prende il nome dal fatto che quivi Chin'gam kuksa compose un canto sulle virtù del Budda basato sugli otto toni (p'arŭm) mentre osservava le carpe che nuotavano nel sottostante fiume Sŏmjin-gang. Gli edifici originali del tempio Ssanggyesa furono quasi tutti bruciati durante le invasioni giapponesi degli anni 1592-1598. Dopo di allora il tempio fu ricostruito e ampliato molte volte. La sala principale è conservata come un prototipo dell'architettura lignea buddista del periodo Chosŏn. Nella montagna attorno al tempio vi sono altre cose interessanti. In un recesso tranquillo della montagna si trova l'eremo Kuksa-am, dove il monaco Chin'gam kuksa visse e morì. Di fronte a questo eremo si trova l'olmo piantato dallo stesso Chin'gam kuksa. Quest'albero rivolge i suoi rami verso l'alto nelle quattro direzioni e sembra sostenere il cielo, un po' come i quattro guardiani celesti che proteggono il buddismo, per cui viene anche chiamato Sach'ŏnwangsu, o “albero dei quattro re del cielo”. |
La cascata Puril, che dista poco più di 2 chilometri dal tempio, è una delle poche cascate del monte Chirisan. Quando il volume è abbondante, l'acqua scende per tutti i 60 metri della scogliera e il rombo dell'acqua che cade si può sentire fino a un chilometro di distanza. Lungo la strada dalla cascata al tempio si trova lo stupa Ssanggyesa (tesoro numero 308), monumento che si pensa contenga i resti del monaco Chin'gam kuksa. L'olmo piantato dal monaco Chin'gam kuksa, Secondo le leggenda della fondazione del tempio, una tigre aprì la strada verso questo sito. Ma non è necessario un geomante pratico nell'identificazione di siti propizi per apprezzare la vista magnifica delle colline e dei corsi d'acqua. Il luogo è così bello che uno è portato a credere che la leggenda della tigre sia vera. Un altro punto panoramico da non perdere è quello chiamato eremo Ch'ilburam, che si trova molto più nascosto nei recessi della montagna. Da questo punto si ha una bellissima vista dei picchi del monte Chirisan, che si propendono verso l'alto e si coprono gli uni con gli altri. Ch'ilburam è anche famoso per la storia legata alla sua camera con il pavimento riscaldato (ondol). La storia narra che un fuoco acceso sotto il pavimento mantenne calda la stanza per ben 49 giorni. Ssanggyesa, dove sono state coltivate le prime piante di té in Corea e dove si è sviluppata la musica buddista, è un tempio importante nella storia, nella cultura e nella religione coreana. Ed è anche molto bello. È bello in tutte e quattro le stagioni, in primavera con la gloria dei ciliegi in fiore, d'estate con il fresco della cascata Puril, d'autunno con i gialli e rossi delle foglie degli alberi, d'inverno con i monaci che attendono ai loro doveri. La bellezza scenica del tempio Ssanggyesa lo rende adattissimo a liberarsi delle preoccupazioni di ogni giorno, bevendo una tazza di tè verde che fu anche apprezzato dagli immortali che vissero in questi boschi montani. |
Tratto da “Ssanggyesa Temple”, in Pictorial Korea, giugno 2004. Testo di Kim Myeong-sook. Foto di Kyoung Kyu-sung. Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo