Le bellissime statue buddiste coreane


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uesto mese di marzo del 2001 sarà ricordato da chi ama l’arte e da chi ama il buddismo per la distruzione delle statue di Budda perpetrata in Afghanistan, un crimine compiuto contro l'umanità intera, perché tale è la distruzione delle opere d'arte. Quasi in contrapposizione, ecco una pagina dedicata alle statue del Budda create nell'antichità dai coreani.

Nella cartina qui di fianco le posizioni occupate dai tre regni
che dominavano nella penisola coreana nel V secolo

È noto che il buddismo si propagò dalla terra d’origine, l’India, in tutta l’Asia ad opera di monaci e di credenti che facevano conoscere nel loro paese le idee originali del principe Gautama, il “Budda”, il “risvegliato”. Si sa anche che in Corea questa religione arrivò sotto la forma di buddismo Mahayana, o “Grande Veicolo”, nel 372 d.C. (data tradizionale) e che già verso il 525 si era diffusa in tutta la penisola.

Dal 550 in poi acquistò sempre maggiore potenza, tanto che spesso re, principi e principesse andavano a passare lunghi periodi di ritiro nei monasteri buddisti. In quegli anni in tutto il paese furono costruiti grandiosi templi e magnifiche statue.

Il periodo in cui il buddismo entrò in Corea

L'epoca in cui tutto questo avvenne è quella dei Tre Regni, un periodo in cui la Corea era sotto il dominio di tre stati diversi, Koguryŏ, Paekche e Silla (come è indicato nella cartina). Fu in quegli anni che la religione e la cultura buddista passarono dalla Corea al Giappone, tramite il regno di Paekche, nel 552 secondo la tradizione.

La statua del Budda del futuro (Maitreya)
creata nel regno di Silla (VII secolo)

La statua del Budda illustrata qui di fianco, un Maitreya seduto, risale al settimo secolo (periodo dei Tre Regni) ed è alta 90 cm. Questa statua di bronzo è forse il più grande monumento della scultura buddista coreana. Ora nel Museo Nazionale di Corea, è un capolavoro di cui i coreani vanno giustamente orgogliosi. A Kyoto, in Giappone, nel Koryu-ji, vi è una statua lignea di Maitreya che, nello stile, è virtualmente identica al bronzo coreano e si può pensare che l'artista si ispirasse all'originale coreano quando la creò. Entrambe sono opere di altissimo valore artistico e infondono in chi le contempla una grande pace.

Nel 668 la Corea fu unificata sotto il controllo del regno di Silla. Iniziò così un lungo periodo di pace in cui l’arte e la cultura raggiunsero il culmine. Di questo periodo restano il grande tempio Pulguk-sa (di cui però solo le fondamenta, il grande scalone, alcune statue, pagode e lanterne in pietra sono originali di quell’epoca).

Dello stesso periodo è il tempio rupestre di Sŏkkuram (qui a sinistra), che non ha uguali in tutto l’Oriente. È incredibile che questo tempietto si sia conservato quasi intatto in tanti secoli, nonostante le guerre che hanno continuamente devastato la Corea.

Un ricordo indelebile

In una freddissima mattina del gennaio del 1965 l’autore di questo sito accompagnava per conto dell’ambasciata italiana un illustre restauratore fiorentino invitato appositamente in Corea dal governo coreano per suggerire quale fosse il miglior metodo per conservare intatto questo capolavoro.

Camminando fra la neve mentre si saliva verso la collina in cui si trova il tempietto, si entrava man mano in un’atmosfera quasi irreale. L’assenza totale di altre persone, ad eccezione di un monaco infreddolito che di fronte al tempio recitava i sutra, creava un’aura magica. L’aria era limpidissima e i suoni si propagavano molto lontano. C’era un silenzio irreale e lì, di fronte, questa meravigliosa statua. A distanza di oltre quarant’anni il ricordo è ancora vividissimo nella memoria.


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© Valerio Anselmo