Storie sui ponti del Ch'ŏnggyech'ŏn a Seul


I

l Ch’ŏnggyech’ŏn (청계천 ) è un piccolo corso d’acqua che scorre all’interno della città di Seul, da ovest ad est. Ancora negli anni 1964-69, quando l’autore di questo sito si trovava in Corea, d’estate con l’arrivo dei monsoni questo fiumiciattolo si ingrossava improvvisamente, e la piena trascinava con sé le capanne costruite abusivamente sulle sue rive dalla povera gente che veniva a Seul dalla campagna a cercar fortuna. In particolare, nel 1969 la mattina in cui arrivò il monsone i morti furono quasi un centinaio.

Una foto delle capanne costruite sul
Ch'ŏnggyech'ŏn, scattata nel 1965, quando
l'autore del sito si trovava a Seul

In seguito questo corso d'acqua fu coperto, ma nel luglio 2003 si è iniziato un progetto di ristrutturazione che prevede la scopertura del Ch'ŏnggyech'ŏn e la ricostruzione di vari ponti che in precedenza permettevano di attraversarlo. Questi ponti di pietra, una dozzina in tutto, alcuni dei quali risalenti al quindicesimo secolo (e purtroppo andati tutti perduti, tranne uno), erano molto apprezzati dagli abitanti di Seul, che amavano percorrerli e sostarvi. Ecco qui due interessanti brani che hanno i ponti del Ch'ŏnggyech'ŏn come sfondo.

L'avventura di Yi An-nul

L'usanza di “camminare pesantemente sui ponti” si basava sulla credenza che, se si fossero attraversati tutti i 12 ponti sotto la prima luna piena, ciò avrebbe allontanato le malattie e la sfortuna per tutto l'anno. Nel giorno della luna piena del primo mese del calendario lunare, ricorrenza chiamata Chŏngwŏl daeborŭm (정월대보름 ~~), gli abitanti di Seul, indipendentemente dall'età, dal genere e dal rango sociale, si radunavano a Ch'ŏnggyech'ŏn. Innumerevoli persone attraversavano i ponti fra le riverberazioni dei rintocchi provenienti dal Posingak (보신각 ), un padiglione che contiene una grande campana e che si trova a Chongno (종로 “strada della campana”) al centro di Seul, uno spettacolo raro che aveva luogo una volta all'anno.

Yi An-nul (이안눌 ) era un poeta vissuto durante il regno del re Sŏnjo (선조 r. 1567-1608). Durante una di queste ricorrenze della prima luna piena dell'anno, quando era giovane, lui e i suoi amici si ubriacarono e poi attraversarono i ponti. Dopo essersi separato dagli amici, Yi cercò di trovare la via di casa, ma, giunto di fronte al portale d'ingresso di una grande casa presso Ch'ŏnggyech'ŏn, perse i sensi. La casa apparteneva a un traduttore di rango medio, chiamato Kim. La figlia di Kim si era sposata appena tre giorni prima e il marito era andato a casa dei propri genitori per una breve visita dopo il completamento delle cerimonie nuziali. Un servitore di quella famiglia, quando trovò Yi An-nul addormentato davanti alla porta di casa, lo scambiò per il nuovo genero e lo aiutò ad alzarsi accompagnandolo nella stanza della novella sposa. La giovane credette che l'uomo ubriaco fosse suo marito e dormì con lui.

In questa antica mappa di Seul, si vede
il Ch'ŏnggyech'ŏn che attraversa la città

Più tardi, Yi An-nul si svegliò e fu sconvolto nel trovarsi in una strana camera e a letto con una giovane donna sconosciuta. In fretta e furia si rivestì, si mise in testa il cappello e cercò di sgattaiolare via. Ma la giovane donna lo afferrò per i calzoni e si strinse a lui. Yi era sconcertato: anche se involontariamente, aveva comunque passato la notte con la donna e doveva considerare la situazione di lei. Si era un'epoca in cui le pratiche sociali erano estremamente severe, specialmente nei riguardi delle donne: sconosciuti di sesso diverso non avrebbero potuto neppure parlarsi. La donna voleva suicidarsi per aver passato la notte con uno sconosciuto, ma il suo coraggio venne meno nel pensare ai propri genitori che l'avevano allevata con tanto amore. Così, chiese a Yi di portarla via con sé.

Dopo averci pensato su un po', Yi la portò da una sua zia che viveva da sola nel quartiere di P'il-dong e le chiese di prendersi cura della donna fino a quando lui  non avesse superato i kwagŏ (과거 ), gli esami statali per la selezione dei funzionari civili di alto rango. Nel frattempo, i genitori della ragazza erano sconvolti per la figlia, che era scomparsa senza lasciare traccia. Ricevettero anche notizia che il genero stava per tornare dalla casa dei suoi genitori. Alla fine decisero di dirgli che la loro figlia era morta improvvisamente nel cuor della notte per cause sconosciute. Tre anni più tardi Yi An-nul superò gli esami statali. Andò quindi a trovare i propri genitori e i genitori della ragazza, confessando loro quanto era accaduto, e si sposò con la donna.

Punizione dei funzionari corrotti

Durante il periodo Chosŏn c'era l'usanza di punire chi avesse infranto la legge o rubato fondi governativi facendo bollire in acqua i colpevoli. Questa punizione, nota come p'aenghyŏng (팽형 ), veniva eseguita al ponte Hyejŏnggyo, che attraversava il Chunghakch'ŏn, un tributario del Ch'ŏnggyech'ŏn.

Uno dei ponti sul Ch'ŏnggyech'ŏn,
da un antico dipinto.

Il colpevole veniva ficcato in un calderone che era posto su una catasta di legna. Si dice che questa terribile punizione sia continuata fino all'inizio del 20º secolo. La maggior parte delle persone che furono soggette a questa particolare forma di condanna erano funzionari governativi corrotti. Tuttavia, stando al resoconto di prima mano di un missionario che assistette a questa punizione, non si trattava effettivamente di far “bollire in acqua” il malcapitato, almeno verso la fine della dinastia Chosŏn. Prima di tutto, non c'era modo di sapere se il calderone contenesse acqua. E poi, anche se sotto il calderone era stata messa della legna da ardere, in realtà questa non veniva accesa.

Anche in passato Chongno (o “strada della campana”) era una delle strade principali e più affollate di Seul, com'è oggi, ed era qui che venivano puniti i funzionari governativi corrotti. A metà del ponte Hyejŏnggyo, che serviva da intersezione per Chongno, veniva costruito un alto focolare, e un calderone grande abbastanza da contenere una persona veniva posto su una catasta di legna, nel focolare. Veniva poi eretta una tenda militare nella quale i colpevoli venivano interrogati dal capo della polizia. Finiti gli interrogatori, i poliziotti ficcavano il criminale, strettamente legato con funi, nel calderone, chiudevano il coperchio e fingevano di accendere il fuoco. Dopo qualche tempo, il capo della polizia affermava che la punizione era finita.

Quando la punizione terminava, i familiari del criminale, che si erano mescolati fra la folla di quelli che assistevano, venivano avanti, aprivano il coperchio e toglievano la sventurata vittima, continuando a piangere afflitti. Poi mettevano la persona su una tavola di legno normalmente usata per seppellire i morti. Da quel momento in poi il criminale doveva comportarsi da morto, senza pronunciare parola. Anche se non veniva scavata alcuna tomba per la vittima, da quel giorno in poi il colpevole veniva considerato morto e, anche se aveva poi dei figli, questi erano considerati illegittimi. Come si nota, la dinastia Chosŏn finì per applicare in modo molto meno crudele questa condanna. La forma simbolica della punizione veniva però ancora mantenuta come deterrente contro la tentazione della corruzione.


Basato su “Tales of Cheonggyecheon's Bridges”, in Koreana, vol.17, n.2, estate 2003, e integrato con ricerche storiche da parte dell'autore del sito. Testo originale di Lee Kyong-jae. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo