Philippe Tirault e la sua casa coreana tradizionale

Negli ultimi vent’anni l’architettura della Corea si è trasformata rapidamente e ancor più rapidamente sono avvenuti cambiamenti nella capitale, Seul. Le belle casette tradizionali di legno con i tetti all’insù sono state abbattute per fare spazio ai grattacieli e ad anonimi condomini di cemento che hanno sconvolto l’aspetto della città. Quasi per miracolo si è salvata intatta una piccola zona di abitazioni tipiche coreane, di cui si è già parlato, proprio l’area in cui un francese residente in Corea da oltre vent’anni ha comprato casa, ristrutturandola in modo da renderla più comoda, nell’apparente rispetto delle tradizioni del paese.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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ukchon a Seul era il nome di un precedente distretto amministrativo che oggi non esiste più. Il nome di Bukchon (북촌 che significa “Villaggio del Nord”) è ora rimasto a indicare un’area che comprende Gahoe-dong, Jae-dong, Gye-dong e Samcheong-dong. Secoli fa, questo nome si riferiva ai villaggi situati a nord del canale Cheonggyecheon e dell’area di Jongno.

Durante il periodo Joseon (1392-1910), i funzionari amministrativi risiedevano in quest’area, la cui vicinanza al palazzo la rendeva una posizione ideale come area abitativa di chi lavorava a corte. Dall’altra parte di Bukchon, ai piedi del monte Namsan, si trovava una serie di villaggi che era collettivamente chiamata Namchon (남촌 ovvero “Villaggio del Sud”), che tendeva ad alloggiare membri della classe dei nobili (yangban) che non mantenevano una posizione o un rango ufficiale.

Una casa da sogno

Nelle aree Bukchon e Namchon di Seul si possono ancora trovare gruppi di case in stile coreano (hanok 한옥 ). Anche se molte delle case tradizionali dell’area di Namchon sono da allora cadute in uno stato di abbandono e non sono più occupate, quelle di Bukchon continuano a mostrare la presenza di persone agiate che amano e curano le proprie abitazioni. Con circa 920 case tradizionali che continuano a esistere nel labirinto di viuzze strette dell’area, Bukchon fa da ponte tra il passato e il presente. Philippe Tirault, un francese, vive qui in una di queste case tradizionali.

Philippe Tirault, un socio anziano della Korn Ferry International, un’azienda con sede negli Stati Uniti, ha sognato di poter vivere in una casa coreana tradizionale fin da quando arrivò in Corea 22 anni fa. Il suo sogno si è finalmente realizzato nel 2003, quando ha traslocato nella sua prima casa tradizionale a Bukchon. Anche se traslocare a Bukchon significava uscire da un’abitazione di 595 metri quadri a Seongbuk-dong per entrare in una di meno di 100 metri quadri, Tirault volle ugualmente realizzare il suo sogno.

L’elegante soggiorno della casa tradizionale coreana
di Philippe Tirault. L’ambientazione tradizionale di
questo tipo di casa è stata ricreata mediante l’unione
del seokkarae (travetto situato attraverso i supporti
lignei del maru o pavimento di legno) con il dori o bo
(trave maestra) e l’arredamento antico.

“Esistono vari motivi per cui c’è voluto così tanto tempo per me per essere in grado di vivere in una casa tradizionale coreana. Prima di tutto, gli stranieri vanno incontro a molti ostacoli quando si tratta di possedere dei beni immobili in Corea. Inoltre, non ho mai pensato di poter trovare ancora una casa tradizionale nella città di Seul.

Seul è una città antica, la cui storia risale a circa 600 anni fa, ma nonostante questo il governo sembra voler mettere l’accento più sullo sviluppo urbano che sulla conservazione dell’antico. Fortunatamente, però, il Governo metropolitano della città di Seul nel 2000 iniziò il Programma di conservazione di Bukchon e, come risultato, molte case tradizionali hanno potuto sopravvivere in quest’area in un certo senso protetta dalla bufera del modernismo.”

La tradizione si incontra con la modernità

La prima casa tradizionale (hanok) che Tirault riuscì a comprare era già stata rinnovata, per cui era immediatamente disponibile. Dopo avervi traslocato, la sua passione per le hanok aumentò e lo portò a cercarsi un’altra casa in cui potesse prender parte al processo di restauro. Questa ricerca alla fine lo portò alla sua seconda casa tradizionale, la stessa in cui ora risiede. Tuttavia, a causa dello stato di abbandono in cui si trovava la struttura originale, per creare questa casa tradizionale da sogno di 96 metri quadrati sono stati necessari sei mesi di restauri, di sforzi attenti e accurati.

“Sono stato davvero fortunato a trovare un buon architetto. Sono così stato in grado di interagire e scambiare idee con lui durante il lavoro di restauro che è durato sei mesi. In quel periodo sono passato tutte le mattine e tutte le sere a vedere come procedeva il lavoro. È stato qualcosa che non dimenticherò mai.”

Mentre i travetti originali di pino venivano mantenuti e restaurati, sulle finestre si mettevano delle nuove strutture. Furono creati e installati dei mobili a incasso, come armadi e cassetti. Il gabinetto, che nell’abitazione tradizionale coreana si trova fuori della casa, è stato invece costruito all’interno per rendere l’abitazione più moderna e confortevole.

“La casa in cui vivo ora non è una casa tradizionale coreana al cento per cento. Non che questo sarebbe stato impossibile da realizzare. Lo dico non perché sono un occidentale, ma piuttosto perché ora siamo nel ventunesimo secolo e, secondo me, solo una hanok che incorpori certi aspetti di modernità può diventare un luogo in cui è piacevole vivere.

Perfino lo spazio adiacente alla casa del vicino
di Tirault è stato attentamente decorato, con
l’aggiunta di piante di bambù in una piccola area
dedicata a un giardinetto.

Volevo assicurarmi che la mia casa hanok fosse uno spazio in cui gli aspetti tipici di un’abitazione moderna potessero coesistere con la bellezza tradizionale della struttura.

Naturalmente, per fare questo si devono avere i mezzi per gestire una manutenzione regolare e apportare le necessarie riparazioni all’edificio. Fortunatamente la città di Seul ha reso attivo il Programma di conservazione di Bukchon, attraverso il quale fornisce 30 milioni di won ogni cinque anni per la manutenzione e le riparazioni.”

Uno spazio decorato con motivi e disegni tradizionali coreani.
L’estetica tradizionale coreana si riflette nell’armonia che si crea
fra le gentili linee curve e le linee rette.

La casa tradizionale confortevole e graziosa di Tirault è come un oggetto artigianale che sia stato costruito da un mastro artigiano con tecniche raffinate. Una camera da letto, un soggiorno, un bagno e una piccola cucina sono state sistemate in una pianta ottimale. Tirault dice che quello che apprezza di più è la possibilità di guardare il paesaggio di Bukchon e del centro di Seul attraverso la finestra panoramica del soggiorno. La prima cosa che vi salta all’occhio quando guardate fuori è la mescolanza armoniosa delle linee dei tetti dell’area delle case tradizionali con le basse montagne di fronte. Ma, accanto a questa scena tranquilla, potete scorgere le caratteristiche della moderna Seul e il suo profilo di alti edifici che sembrano non finire mai. Questo forte contrasto dà quasi l’impressione che l’intera linea temporale di Seul sia catturata nella cornice di un quadro.

Un vicinato cortese

“Dia una sguardo all’albero di pino curvo che si stende sul soffitto della mia camera da letto. Questa capacità di portare la natura dentro casa è come una forma d’arte. Guardando fuori in un giorno di pioggia seduto sul maru (spazio aperto con pavimento di legno), il suono delle gocce di pioggia che cadono dalle grondaie nel cortiletto è così romantico!”

Manufatti folcloristici in pietra adornano un angolo del
cortile, dove l’illuminazione indiretta aiuta a creare una
placida atmosfera

Il fascino che Philippe Tirault attribuisce alla casa coreana tradizionale è radicato nella sua notevole attenzione ai piccoli dettagli. La bellezza che gli proviene dalla Corea e dal suo popolo è molto simile. Descrive i coreani come un “popolo emotivo”. Tirault crede che la forte identità insita nella cultura e nella storia della Corea sia molto simile all’identità culturale dei francesi, che egli considera come completamente separata da quella della Germania, dell’Inghilterra e dell’Italia.

Descrive anche i coreani come entusiasti, curiosi e comprensivi verso i difetti altrui, a differenza del senso di smarrimento che ha provato durante un viaggio di lavoro in Giappone, dove ha trovato i giapponesi riluttanti a interagire con lui. Tirault non ha che parole di lode per i coreani di buon cuore che ha incontrato per la strada e nei dintorni di Bukchon, gente con cui si è facilmente legato in amicizia.

È convinto che l’hanok non sia semplicemente uno spazio in cui vivere, ma un qualcosa che gli ha dato l’opportunità di sperimentare intimamente l’essenza culturale della Corea. Quando gli si chiede quale sia la differenza fra le case tradizionali francesi e la casa tradizionale coreana, risponde immediatamente “le dimensioni”.

Un esempio dell’ultimo hobby di Philippe Tirault, una collezione
di figurine in legno note come kkokdu, una scultura tradizionale
associata al catafalco usato nelle cerimonie funebri.

È ovvio che, per un confronto, fattori diversi dalle dimensioni sono difficilmente paragonabili, dal momento che sono conseguenza delle influenze culturali. La casa di famiglia di Tirault in Francia è un edificio in stile neoclassico di 300 anni. I suoi genitori vivono in questa casa, in una proprietà di 9.900 metri quadri con un giardino alla francese, nella città di Anger, che si trova nella valle della Loira, a un 250 chilometri da Parigi. Tirault ha passato la sua infanzia in quella vecchia casa, un’esperienza che lui in qualche modo collega alla propria decisione di vivere in una casa tradizionale coreana.

Un collezionista di arte coreana

La casa coreana di Tirault è colma di oggetti coreani antichi, ceramiche del tredicesimo secolo, pitture a inchiostro del diciannovesimo secolo e quadri di artisti contemporanei. Nell’udire che suo padre aveva un certo talento per la pittura e che suo zio era un artista professionista, risulta chiaro che il suo naturale apprezzamento dell’arte è un prodotto del bagaglio culturale della sua famiglia. E uno può immaginare come il suo naturale amore per l’arte sia stato potenziato attraverso la fusione del suo amore per la cultura coreana e il suo occhio artistico.

“Le arti coreane hanno una qualità notevole. Possiedo lavori di Kim Chang-Yuel (1929-), di Lee Man-Ik (1938-) e di Park Seo-Bo (1931-). Sto attualmente scrivendo un libro sulla ceramica coreana e gestisco anche una galleria d’arte chiamata ‘Minhwa’ a Parigi”. La percezione che Tirault ha dell’essenza della cultura coreana è molto profonda. Egli afferma che l’estetica coreana è radicata più nell’emozione che nella tecnica, come viene manifestato dall’abilità di esprimere vivacemente la vitalità e l’eleganza con poche semplici pennellate.

La casa tradizionale coreana presenta una varietà
di oggetti e mobili antichi scelti personalmente.

“Molti stranieri, vissuti a lungo a Seul, non conoscono granché a proposito di Bukchon. Le strade strette e la grande difficoltà di parcheggiare qui conferisce a quest’area una sensazione di vecchio e di fuori moda. E tuttavia questo è uno straordinario villaggio globalizzato. Molti dei miei vicini sono in grado di conversare liberamente in inglese, e alcuni di loro possono perfino parlare con me in un francese fluente”.

Il cielo sopra l’area del maru sembra che sia stato in qualche modo separato dalla linea del tetto dell’hanok vicino. Il cortiletto contiene una panca in legno. Come residente di Bukchon a cui piace viaggiare sull’autobus locale, Tirault ama rilassarsi su questa panca di legno d’estate, mentre osserva le stelle in cielo. Dice che se ne andrebbe dalla Corea solo se si annoiasse di vivere qui. Però aggiunge rapidamente con un sorriso che, nei 22 anni in cui è vissuto in Corea, il caleidoscopio che è il paese gli ha impedito di provare anche per un solo momento la noia.


Tratto da “Philippe Tirault, Ardent Admirer of the Korean Traditional House”, in Koreana, vol.21, n.2, estate 2007. Testo di Lee Soo Jin, fotografie di Ahn Hong-beom. Ricerche bibliografiche e su Internet a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo