La guerra di Corea è terminata con un armistizio da più di mezzo secolo e i due paesi, Nord e Sud Corea, non hanno ancora firmato un trattato di pace. Ora i resti di dodici soldati sudcoreani morti in Nord Corea durante la guerra sono tornati, per vie traverse, nella Corea del Sud. |
I resti di 12 soldati sudcoreani uccisi nella Corea del Nord durante la Guerra di Corea sono stati rimpatriati su un aereo da trasporto C-130 atterrato in un aeroporto militare di Seul il 25 maggio 2012. Il governo sudcoreano li ha accolti con il massimo degli onori. ![]() Il presidente Lee Myung-bak, funzionari militari e i familiari dei defunti seguono i resti dei soldati sudcoreani tornati in Corea dopo 62 anni Il 25 maggio 2012 un aereo da trasporto C-130 dell’Aeronautica militare della Corea del Sud è atterrato all’aeroporto di Seongnam, appena fuori Seul, con i resti di 12 soldati sudcoreani che furono uccisi in Nord Corea durante la Guerra di Corea. Si è trattato del primo rimpatrio di questo tipo dall’armistizio del 1953. Si noti l’abbigliamento dei militari che portano le cassette con i resti dei soldati rimpatriati, in particolare: i guanti bianchi e la mascherina sul volto. Questi due elementi si potevano vedere ancora qualche anno fa, assieme al vestito tradizionale coreano, quando un figlio portava a casa cerimonialmente le ceneri di un proprio genitore defunto. Di fronte all’edificio dell’aeroporto militare vi erano file di gente sull’attenti che osservavano l’aereo che si avvicinava. Fra questi c’era il presidente sudcoreano Lee Myung-bak, il ministro della difesa nazionale Kim Kwan-jin, e il comandante in capo dell’esercito Kim Sangki, oltre al comandante delle forze statunitensi in Corea del Sud, generale James Thurman. Quando il carro funebre partì per il Cimitero nazionale, il presidente Lee fece ancora una volta un saluto con la mano verso la vettura. Aveva comandato che ai soldati sudcoreani che avevano perso la vita difendendo il proprio paese fossero tributati i massimi onori militari. Prima che i resti arrivassero all’aeroporto, il presidente Lee si era incontrato con le famiglie dei defunti e aveva lodato i soldati come “uomini meritori del più alto onore nazionale per essere morti per il proprio paese”. E ha anche aggiunto: “Se la nazione verrà riunificata, la prima cosa che dovremo fare sarà di trovare i resti di coloro che hanno perso la vita nel difendere il proprio paese”. Fratello, tu proteggi la famiglia. Io vado a combattere per il paese. È stato confermato che i 12 soldati furono uccisi durante la famosa battaglia Jangjinho (vedere la sezione I fatti storici, qui sotto) e due di loro sono stati identificati come i caporal maggiori (Private First Class) Kim Yong-su e Lee Gap-su, che furono schierati nel 15º battaglione carristi della 7ª divisione di fanteria dell’esercito degli Stati Uniti. Nato a Busan nel 1933, Kim si arruolò volontario come soldato studente quando era appena diciassettenne. Suo fratello maggiore Kim Yong-hwan, determinato a trovare i resti del suo fratello minore, fornì nel 2009 il proprio sangue al ministero sudcoreano per la difesa nazionale per le ricerche sul DNA e poi morì l’anno scorso (2011). Come sperava, i resti che sono stati identificati come quelli di suo fratello minore sono ora tornati a casa. Lee Gap-su, nato a Changnyeong nel 1916, lasciò la moglie e due giovani figli quando si arruolò all’età di 34 anni. Fu ucciso in azione a Hagaru, vicino a Jangjinho. Guerrieri K I 12 soldati coreani, fra cui Kim e Lee, appartenevano al personale coreano di aumento dell’esercito degli Stati Uniti (Korean Augmentation To the United States Army - KATUSA) durante la Guerra di Corea. Il programma KATUSA, che fu reso effettivo nel luglio del 1950 in uno stadio iniziale della Guerra di Corea, comprendeva soldati coreani arruolati come truppe supplementari dell’esercito degli Stati Uniti. Allora i soldati KATUSA, i cui numeri di serie militari iniziavano con una “K”, conoscevano molto bene la situazione coreana e parlavano bene l’inglese, così che erano attivi sia come combattenti che come agenti segreti per l’esercito degli Stati Uniti. I resti dei 12 soldati furono scoperti da un gruppo di scavo americano assieme ai nordcoreani che cercavano i resti di chi era rimasto ucciso in azione nel Nord durante la Guerra di Corea. Dal 2000 al 2005 il gruppo americano ha ricuperato i resti di 226 persone dal campo di battaglia Jangjinho e poi li ha portati al Comando congiunto che si occupa dei prigionieri di guerra e dei dispersi in azione (Joint Prisoners of War and Missing in Action Accounting Command - JPAC) nelle Hawaii per identificazione. Durante il processo di riconoscimento tramite il DNA, 12 gruppi di resti furono identificati come asiatici. Questa notizia fu mandata l’anno scorso (2011) ad agosto al Gruppo di ricupero dei resti del Ministero sudcoreano della difesa nazionale. Si determinò in seguito che erano soldati sudcoreani e gli Stati Uniti e la Corea del Sud iniziarono congiuntamente un preciso processo di identificazione. I fatti storici La battaglia di Jangjinho, un sanguinoso combattimento durato 17 giorni La battaglia di Jangjinho, meglio nota all’estero come Battaglia del bacino Chosin, è una delle battaglie leggendarie della storia guerriera degli Stati Uniti. Durante la Guerra di Corea, le 12.000 truppe della 1ª Divisione Marine del X Corpo d'Armata USA, che caricava a nord verso le alture Gaema nella regione di Hamgyeongnam-do nel novembre 1950, furono portate sull’orlo dell’annientamento, circondate com’erano da 120.000 truppe cinesi. Nel freddo intenso il termometro segnava -40˚C. I soldati impegnati in una battaglia per la vita e la morte con le truppe cinesi, nel corso della ritirata persero più di 7.000 uomini. Tuttavia, grazie ai sacrifici di quelle giovani vite, le truppe cinesi impiegarono più di due settimane per raggiungere Hamheung, e nel frattempo le truppe sudcoreane e quelle delle Nazioni Unite stazionate a Hamheung, così come gli oltre 200.000 civili, furono in grado di evacuare la città. A quel tempo, il settimanale Newsweek chiamò questa “la peggiore batosta militare dell’America dall’Offensiva delle Ardenne e forse perfino peggiore di Pearl Harbor”. Il primo film di guerra in 3D mai girato, “17 giorni d’inverno” del regista Eric Brevig, che uscirà verso la fine del 2012, si concentra proprio sulla battaglia di Jangjinho. |
Tratto da “Coming Home After 62 Years”, in Korea, Luglio 2012. Testo originale di Lee Jeong-eun. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull’intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo