Tripitaka Koreana: 1000 anni
Una nuova era per la ricerca buddista

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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el 2011 si è celebrato il millesimo anniversario di un grande progetto editoriale iniziato dalla corte di Goryeo nel 1011. In precedenza, nel 991, la dinastia cinese dei Song Settentrionali aveva mandato come regalo reale alla Corea un set di stampe del Canone buddista cinese. Quel primo segmento del canone, comprendente più di 120.000 pagine, fu seguito da altre parti negli anni seguenti. Dopo un decennio la corte di Goryeo ordinò che fosse creato un set di blocchi di stampa basati su quelle stampe dei Song Settentrionali. In seguito la corte di Kaifeng () mandò un secondo dono costituito da nuove traduzioni di testi sanscriti che erano stati allora scoperti in Cina. Un terzo invio conteneva le traduzioni effettuate da precedenti dinastie, che non erano state incluse nel primo segmento.

Quattro edizioni dell’Asia Orientale


Monaci del tempio Haein trasportano con attenzione i blocchi per i festeggiamenti del millennio.

I blocchi lignei che erano stati incisi in Corea negli anni dal 1011 al 1087 sopravvissero fino a circa il 1232 quando furono distrutti dal fuoco durante l’invasione dei mongoli. Altri set di blocchi furono creati dai regni Liao ( Kitani) e Jin ( Jurchen). Così, nell’undicesimo secolo esistevano quattro di tali set nei regni dei Song Settentrionali, Goryeo, Liao e Jin, ma nessuno di questi è sopravvissuto fino ad oggi. Esistono esempi di stampe effettuate con quei blocchi, ma i blocchi stessi si sono da tempo disintegrati. Fortunatamente, Goryeo nel tredicesimo secolo fece un secondo set di blocchi, che esistono ancora oggi nel tempio Haein e che rappresentano il più antico set completo di blocchi da stampa per il Canone buddista cinese. Quello che è forse miracoloso è il fatto che i blocchi del tredicesimo secolo siano sopravvissuti intatti e si trovino ora in condizioni eccellenti. Ciò significa che nel tempio sono archiviati dei blocchi di legno che hanno quasi 800 anni.

È un fatto notevole che si possa individuare con esattezza un evento che è occorso mille anni fa. La storia registra i grandi eventi delle entità politiche e sociali, ma quelle sono tradizioni che sono state trasmesse a voce e forse perfino celebrate negli anni successivi. Il millesimo anniversario dell’intaglio dei blocchi di stampa è molto diverso da quei rituali e da quel corpo di tradizioni popolari. Rappresenta la capacità contemporanea di identificare il momento esatto in cui un piccolo gruppo di persone cominciò a lavorare su un progetto nazionale. L’avere conoscenza di quanto è avvenuto dieci secoli fa indica la forte continuità culturale che esiste in Corea.

La stampa esisteva da alcuni secoli in Asia Orientale, già prima del 1011, ma le dimensioni della stampa non avevano mai raggiunto un livello tale da essere in grado di produrre più di 100.000 pagine in un formato standard, con l’impiego di caratteri cinesi, e la capacità di produrre migliaia di volumi rilegati di quelle pagine su carta hanji () fatta a mano. Questa impresa tecnologica, rappresentata da migliaia di blocchi da stampa dell’undicesimo secolo, portò la Corea in prima posizione per la raccolta e la conservazione delle informazioni.

Un evento epocale nella storia della stampa


Un blocco ligneo della seconda edizione del Tripitaka Koreana.

Ho iniziato la mia ricerca sui blocchi da stampa 45 anni fa, quando l’Università della California a Berkeley acquistò uno dei dodici set di riproduzioni su carta effettuate direttamente da tutti gli oltre 83.000 blocchi immagazzinati a Haeinsa. Questo progetto negli anni 1960 fu l’ultimo importante utilizzo dell’intero set dei blocchi. A quel tempo non si conosceva molto dei blocchi da stampa coreani e il mio catalogo delle stampe poté essere stampato solo dall’editore universitario come un progetto sussidiario. Nel corso dei decenni seguenti, però, sono stato affiancato da un gruppo di ricercatori che oggi stanno scoprendo nuove informazioni e notizie sulla storia dei blocchi.

Uno dei progetti più eccitanti è stato la scoperta di migliaia di pagine delle stampe dell’edizione del 1011 conservata nell’archivio dei libri rari presso il tempio Nanzenji () a Kyoto, in Giappone. L’abate di Nanzenji ha permesso a un gruppo coreano di effettuare immagini digitali di queste stampe, che ora sono disponibili gratuitamente su Internet. Stiamo scoprendo un bel po’ di altre informazioni sui blocchi lignei fisici che si trovano nel tempio Haeinsa.

Per esempio, sembra ora chiaro che quei blocchi non siano stati ottenuti da un solo tipo di legno. Vecchie registrazioni storiche affermavano che erano stati ottenuti da legno di betulla, ed effettivamente alcuni di essi lo sono. Tuttavia, un numero superiore di blocchi, a un primo stadio della ricerca, sembra che siano stati ottenuti da legno di ciliegio selvatico (Prunus sargentii). Altri studi sono stati fatti sugli edifici che hanno conservato i blocchi per molti secoli. Più vengono studiati, più appaiono notevoli perché hanno fornito un ambiente perfetto per la conservazione dei blocchi lignei ed è difficile immaginare che si possano uguagliare ai nostri tempi.

La digitalizzazione del Canone

Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo l’intero contenuto dei 52 milioni di caratteri che si trovano sui blocchi da stampa è stato messo in formato digitale e reso disponibile per gli studiosi in tutto il mondo. Mille anni fa, la nuova tecnologia del trasferimento delle informazioni era la stampa di un’immagine invertita, mentre oggi la nuova tecnologia è digitale. In un certo senso, noi stiamo vivendo in un’epoca che ha molto in comune con l’undicesimo secolo. Con la digitalizzazione del canone conservato a Haeinsa, è arrivato un nuovo metodo di lettura, riproduzione e analisi, proprio come il cambiamento che si è verificato con l’inizio della stampa in larga scala un migliaio di anni fa. La versione digitale del canone sta cambiando il modo in cui facciamo le ricerche. Effettivamente, noi oggi siamo in grado di fare sì che il contenuto dei blocchi parli ad alta voce. Il computer può mostrarci modelli e uso delle parole che ci danno la possibilità di capire i testi in un modo nuovo e più globale.


Il monaco Chongmin, direttore del progetto Tripitaka Koreana su CD-ROM

Il blocchi lignei che si trovano a Haeinsa portano ancora il riflesso di quelli fatti nel 1011. Quando il Giappone preparò un’edizione «moderna» del canone buddista cinese (), pubblicò le letture che si trovano nei blocchi lignei coreani. Man mano che l’edizione giapponese Taisho si diffondeva in modo da diventare lo standard del canone buddista cinese nel mondo, pochi si accorsero che stava diffondendo testi che erano stati copiati direttamente da Haeinsa. Anche se non ne erano consapevoli, per quasi un secolo gli studiosi sono stati dipendenti dai blocchi di legno di Goryeo per le loro ricerche sulla letteratura buddista nell’Asia Orientale.

A proposito di questi blocchi ci sono ancora una quantità di domande alle quali non siamo riusciti a rispondere. Non siamo certi della natura dei gruppi di lavoro che intagliavano i blocchi. Il lavoro veniva fatto in un solo luogo o era distribuito in un certo numero di templi? Qual è la storia dei primi due secoli, quando esisteva il primo set di blocchi? Quante volte sono stati usati per farne delle stampe e dove sono finite le stampe? Le conferenze e i gruppi di studio che sono stati sponsorizzati per il millesimo anniversario stanno portando un nuovo interesse e una più ampia partecipazione alle ricerche. Prevediamo che ci sia una nuova era di studio su questo tema e negli anni a venire ci possiamo attendere di riuscire a conoscere ancora altre informazioni su questi importanti oggetti.


Tratto da “After 1,000 Years, Tripitaka Koreana Opens New Era for Buddhist Research”, in Koreana, vol. 25, n. 4, Inverno 2011. Testo di Lewis Lancaster, professore emerito di Lingue e cultura dell’Asia Orientale all’Università della California, Berkeley. Fotografie di Ahn Hong-beom. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull’intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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