Un luogo per i puri di cuore

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


N

on sono in molti a conoscere Uljin. È questo un luogo che, se qualcuno ci chiede com'è, lo si descrive come “profondo, rude e lontano”. Poi, quando si è lì da soli, se ne assapora e se ne contempla il fascino. Si potrebbe perfino nascondere il fatto che il significato del nome Uljin (울진 ) in cinese è all'incirca “luogo dai molti tesori”, da ul che significa “folto” e chin che vuol dire “prezioso”. Da qualunque zona della Corea si parta, un viaggio fino a Uljin è un qualcosa di più di una normale gita. Così è bene andarci con calma e prendersi il tempo necessario per gustarne l'atmosfera quando vi si arriva.

Un'inchiesta condotta alcuni anni fa dall'Ufficio delle foreste coreano ha rivelato che l'albero più amato dai coreani è il pino (46% degli intervistati), seguito dall'albero di gingko (8%). Questa preferenza è forse dovuta al fatto che la parola sol (“pino”) trasmette il profumo, il colore, il gusto del pino e perfino l'aspetto rugoso della sua corteccia, per cui così tanti marchi di prodotti la usano per dare un senso di freschezza al loro prodotto. Ebbene, Uljin, nel Kyŏngsang-pukto, a più di 5 ore di viaggio da Seul, è dove ancora oggi si conservano le vecchie foreste di pini.

A destra una veduta della valle di Puryŏng. Qui i corsi d'acqua
che scorrono fra massi di granito non si seccano neppure
durante i periodi di siccità. Nelle acque chiare delle valli
di Puryŏng e di Wangpich'ŏn vi è abbondanza di pesci.

Nei punti in cui il corso d'acqua si allarga e diventa più tranquillo, i pescatori entrano nella corrente per pescare.

Anche se in tutto il paese le strade non segnate e i percorsi in terra battuta sono scomparsi da tempo, Uljin non è il posto che uno possa raggiungere facilmente, prendendo su il bagaglio e partendo alla leggera. Situato ben distante dalle autostrade, lo si raggiunge viaggiando per strade nazionali e regionali, consultando costantemente la cartina e i segnali stradali.

Ponte di funi nel Mt. Tonggosan Forest Resort

Ponghwa, nel Kyŏngsang-pukto, è il luogo più profondamente nascosto della Corea, la sezione interna della regione meridionale della penisola, e il tratto di territorio che va da Ponghwa al Mare Orientale, con una densa foresta naturale, è appunto Uljin.

Prendendo la strada nazionale da Ponghwa a Uljin, circa cinque chilometri dopo il Mt. Tonggosan Forest Resort, ci si imbatte in un segnale stradale per Sogwang. A differenza della valle Puryŏng, la valle Sogwang, che si stende per circa 17 chilometri in quest'area, non è così nota a chi viene da fuori.

Il letto di un corso d'acqua che si snoda a forma di S.
Questa è una vista comune nella valle Puryŏng.

D'estate i locali vengono qui per rinfrescarsi nella pace della zona. Una camminata sulla strada non asfaltata lungo le curve della valle offre viste splendide dei boschi. Presso l'ingresso della valle c'è un segnale in pietra che risale al periodo Chosŏn e che porta la data del 1680, sesto anno di regno del re Sukchong. Questo segnale dice che è proibito alla gente comune fare legna perché il bosco di pini serve come riserva di legname per la corte reale. Man mano che ci si inoltra nella valle, fra boschi di alberi a latifoglia, i pini spuntano in gran numero, mentre il profumo della resina di pino si fa via via più intenso.

Questi boschi di pini, che ora hanno 300 anni, vengono conservati per far crescere nuovi alberi. Con i grossi rami spessi e diritti, la corteccia rossiccia e l'aspetto maestoso e diritto, questi pini sono diversi da quelli che si vedono normalmente.

Nei decenni passati gli alberi di pino sono stati usati come pilastri o come travi maestre nella ricostruzione del palazzo Kyŏngbok a Seul, che era il palazzo principale durante gran parte del periodo Chosŏn.

Il Forest Resort (Stazione forestale) ai piedi del monte Tonggosan (1.066 metri), fornisce alloggiamenti confortevoli per i viaggiatori. Vi sono 3 grandi cabine e 40 postazioni per campeggio che ne fanno l'ideale per una breve vacanza.

La parte più interna di Uljin è costituita da montagne, valli e campi. Il paesaggio è tranquillo e dà un senso di pace.

Tornando sulla strada 36, ben presto spunta la valle Puryŏng. La vista più interessante si ha viaggiando da Puryŏngjŏng a Kwangch'ŏngyo. La valle Puryŏng è protetta (è una zona di conservazione naturale) e ai visitatori è proibito entrarvi. Esistono però in vari luoghi dei punti di osservazione. Si può viaggiare in macchina nella valle e fermarsi di tanto in tanto nei punti più panoramici per ammirare la zona.

I monti e le valli si alternano per chilometri e chilometri, con le loro curve e le colline che si intersecano fra loro. Non mancano i punti accoglienti, come ad esempio il tempio Puryŏngsa.

Il tempio Puryŏngsa si trova dall'altra parte dello stagno

Si dice che, quando si percorre la stretta curva che porta dal posteggio alla strada della valle, ci si frega gli occhi per tre volte. La prima volta è per la sorpresa di trovare improvvisamente di fronte una piana aperta. Poi ancora una volta nello scoprire che questa pianura è in realtà uno stagno. E infine ci si frega ancora una volta gli occhi nel vedere il Budda.

C'è un grande masso che si trova a ovest del tempio. Il riflesso di questo masso nello stagno assomiglia a una statua del Budda. E questo è il motivo per cui il tempio è stato chiamato Puryŏngsa, che significa riflesso del Budda. Le sculture che circondano lo stagno creano un'atmosfera calda. Secondo una leggenda locale, quando il monaco Uisang stava costruendo il tempio, i nove draghi che vivevano nello stagno non lo ascoltavano, e così egli dovette usare la magia su di essi. Nell'antichità il tempio fu chiamato Kuryongsa, o “tempio dei nove draghi”.

Non mancano le grotte spettacolari, come questa,
chiamata Sŏngnyugul.I visitatori si possono
spingere per 470 metri nella grotta.

Dopo la valle Puryŏng viene la valle Wangpich'ŏn, al cui ingresso si trova la grotta calcarea Sŏngnyugul (monumento naturale n. 155) formatasi 250 milioni di anni fa. Sulla roccia fuori dalla grotta vi sono alcuni alberi di tuia che si dice abbiano più di mille anni. All'interno della grotta vi sono 12 spiazzi e tre stagni che sono profondi più di 15 metri. Nella grotta si odono suoni simili ai flauti e ai gong di legno buddisti. La temperatura all'interno è costantemente di 15 gradi.

Uljin si stende da Nord a Sud lungo il Mare Orientale e, ovunque si volti lo sguardo, vi è un punto di osservazione della natura o una spiaggia tranquilla. Padiglioni come Wolsongjŏng e Mangyangjŏng sono entrati da molto tempo a far parte delle Otto Vedute della regione Kwandong.

Il padiglione Mangyangjŏng è stato definito, fin dal
periodo Chosŏn, come una delle Otto Vedute della
regione Kwandong. Si affaccia sul Mare Orientale.

Fra i tanti luoghi degni di nota vi è il porto di Hupo, famoso per i suoi “granchi bambù” che si catturano nelle acque circostanti. Hanno le zampe lunghe e diritte, che assomigliano a steli di bambù. Sono una leccornia locale.

La gita in questa regione si può far terminare con una tappa alle terme di Tŏkku. Si dice che l'acqua delle terme sia stata scoperta 600 anni fa da un cacciatore. È molto ricca di bicarbonato di sodio, noto per la sua efficacia nel trattamento dei reumatismi, dei dolori alle giunture e delle malattie della pelle. Anche le vicine terme di Paegam sono famose.

Montagne profumate di pino, valli dalle mille facce, un mare blu e fresco.

Immergersi nelle calde acque termali circondati da tutto questo è veramente delizioso, una specie di sogno ad occhi aperti.


Tratto da “Uljin. A Land for the Humble at Heart”, in Pictorial Korea, giugno 2001. Testo originale di Park Jong-bun, fotografie di Kwon Tae-kyun. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo