Wonhyo
la prima alba del buddismo coreano

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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onhyo non è qualcuno che possa essere descritto con poche parole. Come definirlo? Wonhyo è stato un importante monaco del buddismo coreano, uno dei più grandi letterati della storia coreana, un attivista che lavorava con le masse e un pioniere che voleva unificare la penisola coreana, per citare soltanto alcune delle sue varie attività. Più di 1300 anni dopo la sua morte, Wonhyo è ancora riverito dai coreani.

La vita del venerabile Wonhyo iniziò nel 617 in quella che è oggi la regione Gyeongsangbuk-do. Lasciò casa sua all’età di 15 anni abbandonando le proprie cose e andò in cerca di eminenti monaci buddisti da cui imparare. Non si legò comunque ad alcuno dei suoi mentori, passando liberamente da un maestro all’altro, senza dipendere da alcuno per raggiungere il risveglio spirituale.

All’età di 45 anni si diresse verso la Cina, dove sperava di studiare ulteriormente il buddismo. Da qualche parte, lungo il suo cammino, fu forzato a rifugiarsi in una vecchia tomba. Durante la notte si svegliò assetato. Nel buio prese quella che gli sembrava una ciotola e bevve l’acqua in essa contenuta, che gli sembrò essere fresca e dissetante.

La sua idea sulla frugalità dei pasti è espressa bene da una frase a lui attribuita, citata in una pagina precedente di questo sito.


Ritratto del monaco buddista Wonhyo, che con i suoi insegnamenti fece diffondere il buddismo nella penisola coreana

Il mattino seguente, con sua grande sorpresa, quella che aveva preso per una “zucca vuota” usata come recipiente era in realtà un teschio umano e quella che aveva scambiato per “acqua fresca” era qualcosa di putrido e salmastro. Dopo aver vomitato, si rese conto del potere che la mente umana aveva di trasformare la realtà. Questa esperienza di illuminazione da “sola autocoscienza” si sarebbe poi sviluppata tanto da formare il nocciolo della filosofia Hwaeom (화엄 ).

Wonhyo decise di interrompere in quel luogo e in quello stesso momento il suo viaggio verso la Cina, rinunciando al suo sogno a lungo accarezzato di studiare nel Regno di mezzo (la Cina) perché si rese conto che la verità si trova nella mente, non nel mondo fisico.

Tornò a Silla, uno dei Tre regni della Corea, per diffondere il buddismo alla popolazione e per approfondire ancora gli studi. Si dice che nella sua vita abbia scritto 240 libri, 22 dei quali sono giunti fino a noi. Il suo interesse per una vasta gamma di argomenti e i suoi pensieri brillanti ebbero molta influenza perfino sugli studiosi cinesi, che lo citarono nei loro scritti.

Come monaco rispettato e pensatore ammirato, sorprese anche molti con il suo comportamento non convenzionale. Per esempio, nell’ultima parte della sua vita si spogliò dell’abito monacale e sposò la principessa Yoseok (figlia del ventinovesimo re di Silla), generando un figlio. Facendosi passare per un laico, Wonhyo girava anche fra la gente percuotendo una zucca vuota, uno strumento usato a quel tempo solo dai buffoni, e cantando canzoni che contenevano insegnamenti buddisti. Andò ovunque potesse incontrare gente nuova, dalle osterie ai mercati, aiutando tutti quelli con cui si incontrava.

Molti pensano che la sua più grande impresa sia stata quella di rendere popolare il buddismo in Corea. Allora il buddismo di Silla era stato riconosciuto ufficialmente da appena un secolo ed era popolare solo fra i membri della famiglia reale. A differenza di altri monaci che conducevano una vita aristocratica in grandi templi, Wonhyo si rivolse al popolo con il convincimento che chiunque potesse raggiungere l’illuminazione.

“Wonhyo cercò di avvicinarsi alle masse e di diffondere gli insegnamenti buddisti che mettevano in rilievo la mente. Fu grazie a lui che il buddismo fiorì dopo essere stato introdotto in Corea”, dice Lee Pyong-rae, direttore dell'Istituto degli studi su Wonhyo.

Wonhyo visse in un periodo tumultuoso della storia coreana, quando i tre regni (Goguryeo, Baekje e Silla) combattevano fra loro per avere il predominio sulla penisola. La Corea fu unificata da Silla solo nel 668, ma nel frattempo la popolazione patì sofferenze inimmaginabili a causa delle guerre.

Wonhyo cercò di comprendere tutto questo con uno spirito buddista. “Wonhyo ha reso un importante contributo all’unità dei tre regni attraverso il buddismo ... era una persona che aveva una comprensione completa dello spirito della sua epoca, oltre che un grande pensatore buddista e un attivista religioso”, spiega Lee.

La sua filosofia di vita era basata sui concetti di “una mente” (ilsim 일심 ) e “armonizzazione” (hwajaeng 화쟁 ), i principi fondamentali del buddismo. “Una mente”, uno dei temi principali dei suoi scritti, che comprendono un commentario del Vajrasamadhi Sutra e un commentario sul risvegliarsi alla fede, si può riassumere come la convinzione che ogni essere umano ha una natura buddista e può diventare Budda se ripristina la sorgente vera della propria mente. Ogni creatura è uguale e la “terra pura” (jeongto 정토 ), un’utopia religiosa del buddismo Mahayana, è dove ognuno viene trattato in modo misericordioso e senza discriminazioni.

D’altra parte, l’armonizzazione comprendeva teorie di varie sette e contribuì molto allo sviluppo del buddismo coreano. Come è indicato dal suo nome buddista, Wonhyo (원효 che significa “prima alba”), con i suoi studi e i suoi scritti portò una prima alba nel buddismo coreano.

Oggi egli sopravvive nella mente dei coreani più di mille anni dopo la sua morte. La via Wonhyo-ro e il ponte Wonhyo a Seul sono stati dedicati a lui, mentre la sua vita è stata ricreata in numerosi romanzi, lavori teatrali e musical. Ciò è molto probabilmente successo perché il suo messaggio è ancora importante per noi che viviamo nel ventunesimo secolo.


Tratto da “Wonhyo Korean Buddism's New Dawn”, in Korea, gennaio 2012. Testo di Seo Dong-chul. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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