Sull’orlo del baratro


L'attacco all’isola sudcoreana di Yeonpyeong

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pochi giorni dal successo del G20 tenutosi a Seul l’11 e il 12 novembre 2010, nel pomeriggio di lunedì 22 novembre (ora coreana) il capo negoziatore nucleare sudcoreano Wi Sung-lac si incontrava a Pechino (Beijing) con il vice ministro degli esteri cinese Wu Dawei per trattare della questione coreana e per sollecitare la ripresa dei colloqui nucleari delle sei nazioni interessate (Nord Corea, Sud Corea, Cina, Stati Uniti, Russia, Giappone). Nel corso del colloquio manifestava anche la propria preoccupazione per l’impianto di arricchimento dell’uranio che il Nord Corea aveva di recente mostrato a uno scienziato americano.


L’isola di Yeonpyeong colpita dal fuoco nordcoreano

Il giorno seguente, nel pomeriggio di martedì 23 novembre (ora coreana) l'isola sudcoreana di Daeyeonpyeong (chiamata anche Yeonpyeong-do) veniva bombardata con obici da parte della Corea del Nord. L’uso degli obici è dimostrato dal fatto che il villaggio di civili sudcoreani si trova in una zona dell’isola protetta a nord da una collina e non sarebbe stato raggiunto dai normali cannoni. Con il cannoneggiamento da parte della Corea del Nord dell'isola sudcoreana e l’uccisione di civili, il governo della Corea del Sud si è trovato in una situazione estremamente difficile. Era la prima volta, dalla guerra di Corea (1950-53), che il Nord colpiva una zona con popolazione civile nel Sud.

L’attacco dell’artiglieria nordocreana (un centinaio di colpi) ha fatto quattro vittime, due militari e due civili, e una decina di feriti, oltre a distruggere una settantina di edifici militari e abitazioni civili. Le immagini della distruzione operata dal Nord Corea hanno fatto il giro del mondo. Questa azione di guerra, in aperta violazione dell’armistizio del 1953 fra le due Coree, faceva infuriare la popolazione della Corea del Sud che biasimava apertamente il comportamento del proprio governo per non aver risposto adeguatamente alla provocazione armata. Di conseguenza il ministro della difesa sudcoreano si dimetteva e veniva sostituito dal generale Kim Kwan-jin, un militare di carriera.

Il presidente della Repubblica di Corea, Lee Myung-bak, aveva inizialmente ordinato di colpire le basi missilistiche del Nord Corea poste nella zona da cui sono partiti i colpi, nel caso in cui le azioni si fossero ripetute. Tale reazione, che avrebbe potuto innescare una ripresa del conflitto armato, non si è fortunatamente verificata, anche perché Cina e Russia propendono per mantenere a tutti i costi la pace nella penisola coreana e mantengono un atteggiamento neutrale fra i due paesi. La Cina teme anche che, se la Corea del Nord venisse attaccata, si troverebbe il proprio paese invaso da una marea di rifugiati nordcoreani in fuga che attraverserebbero il fiume Yalu, che fa da confine fra i due paesi. Altro pericolo è quello di un possibile scontro con gli Stati Uniti che sono in disaccordo su questo punto.

Come misure immediate, il governo sudcoreano ha fatto rientrare sulla terraferma la popolazione civile dell’isola colpita, ha proibito ai propri cittadini di andare in Nord Corea e si è adoperato per far tornare in patria quanti si trovano nelle fabbriche sudcoreane a Gaeseong (Kaesŏng) in territorio nordcoreano e i turisti sudcoreani che si trovano nelle zone del Monte di Diamante nel Nord. Ha anche ordinato che le cinque isole più vicine al Nord Corea siano adeguatamente armate e presidiate e che forze aeree e navali entrino immediatamente in azione qualora si ripetesse un attacco come quello di Yeonpyeong-do.

A causa dell’attacco di martedì 23 all’isola di Yeonpyeong, il Ministero dell’Unificazione sudcoreano ha temporaneamente rimandato la fornitura di aiuti umanitari al Nord Corea (cemento e medicinali che si trovano in Cina). Il Sud ha anche deciso di portare avanti completamente le misure economiche punitive contro il Nord che erano state imposte a maggio dopo l’affondamento della nave da guerra sudcoreana Cheonan da parte del Nord Corea che aveva causato la morte di 46 marinai del Sud.

Appena ricevuta la notizia dell’attacco nordcoreano, il presidente statunitense Barack Obama si è schierato a fianco della Corea del Sud. Sono state anche annunciate, da domenica 28 novembre al primo dicembre, manovre militari congiunte Corea del Sud - Stati Uniti con la presenza della portaerei George Washington in una zona del Mar Giallo. Tale esercitazione militare era già stata messa in programma dal mese di luglio 2010. Nel frattempo il parlamento del Giappone ha adottato il 26 novembre una risoluzione che definisce l’attacco nordcoreano “un oltraggioso atto di violenza”.

Da parte sua, il Nord Corea sostiene che la Corea del Sud con il suo comportamento sta portando il paese sull’orlo della guerra. Per contro, il quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo afferma che l’attacco potrebbe essere stato ordinato direttamente da Kim Jong-il. Il leader nordcoreano avrebbe visitato con il figlio minore e suo successore, Kim Jong-un, lunedì 22 novembre la base costiera di artiglieria di Gaemori, da cui sono partiti i colpi.

Venerdì 26 novembre dall’isola di Yeonpyeong si sono uditi colpi di cannone e si sono viste colonne di fumo nella zona nordcoreana. La spiegazione del governo sudcoreano è che si è trattato probabilmente di manovre militari del Nord Corea in quella zona.

Secondo una notizia segnalata dai media, ma non confermata, Mosca avrebbe chiesto che l’ONU si esprimesse sull’attacco all’isola di Yeonpyeong. Nella stessa data, secondo l’agenzia di stampa Xinhwa, Pechino iniziava una serie di colloqui per cercare di far diminuire la tensione: il Ministro degli esteri cinese, Yang Jiechi, incontrava personalmente l’ambasciatore nordcoreano e telefonava alle controparti americana e sudcoreana.

Sabato 27 novembre si sono tenuti in Corea del Sud i funerali dei due marine uccisi martedì nel corso dell’attacco nordcoreano. Intanto il Pentagono ha chiarito che le previste manovre navali americano-sudcoreane nel Mar Giallo “non sono dirette” contro Pechino. Da parte sua la Cina ha detto che queste esercitazioni faranno crescere la tensione e ha avvertito di non infrangere la propria zona economica esclusiva che si estende fino a 320 km dalla costa.

Nella stessa data il Nord Corea accusava il Sud Corea di aver usato degli “scudi umani” nell’isola dove sono stati uccisi due civili sudcoreani e insisteva nel dire che il bombardamento era stato provocato dagli esercizi militari che il Sud Corea aveva condotto vicino a Yeonpyeong.

Domenica 28 novembre il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha detto a un funzionario superiore cinese in visita che Seul non è interessata a riprendere presto i colloqui a sei sul programma nucleare nordcoreano, dal momento che ora è più urgente trattare del problema della belligeranza di Pyongyang.

Lunedì 29 novembre il presidente sudcoreano in un discorso alla nazione, il primo dopo l’attacco di martedì 23 novembre, ha descritto il bombardamento dell’isola di Yeonpyeong da parte del Nord Corea come un “crimine inumano”. “Attaccare militarmente dei civili è un crimine severamente proibito in tempo di guerra.”, ha detto. E ha aggiunto che Pyongyang “la pagherà nel caso di ulteriori provocazioni.”

Martedì 30 novembre WikiLeaks ha reso noto che, secondo messaggi diplomatici americani del 2009, alcuni funzionari cinesi avrebbero espresso una certa frustrazione nei riguardi della Corea del Nord, definita “un bambino viziato”. Sarebbe stato aggiunto che Pechino non dà importanza alla Corea del Nord come stato cuscinetto e che la Cina sarebbe pronta ad accettare l’unificazione della penisola coreana sotto il controllo di Seul.

Nella stessa data il Nord Corea ha comunicato di avere in funzione migliaia di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio che afferma di voler usare soltanto per la produzione di energia elettrica in una centrale nucleare per usi civili, ma la cosa preoccupa comunque i paesi confinanti.


Un confine marittimo conteso

Il tracciato della Linea del limite settentrionale (Northern Limit Line, o NLL, che si vede tratteggiato in arancione nella cartina), fa una curva verso nord rispetto al confine terrestre della Zona smilitarizzata (Demilitarised Zone, o DMZ). Questo tracciato, così disposto al momento dell’armistizio, lasciò nelle mani della Corea del Sud cinque isole che si trovano appena fuori dalla linea costiera della Corea del Nord. E ciò avvenne perché il Nord Corea e l’esercito cinese, al momento dell’armistizio, non avevano forze navali in grado di opporsi alle unità navali delle Nazioni Unite.

Oggi le suddette cinque isole sono abitate da pochi pescatori, ma sono pesantemente presidiate da militari sudcoreani. Queste isole, che sono a tiro dell’artiglieria costiera nordcoreana, costituiscono un punto utile al Sud per spiare la costa nordcoreana e inoltre, trovandosi così vicine al Nord, possono costituire delle utili basi per eventuali attacchi di anfibi nella Corea del Nord nel caso in cui il Sud decidesse di passare all’offensiva.

Quella che, secondo il Nord Corea, dovrebbe essere la Linea di demarcazione militare (Military Demarcation Line) nel Mar Giallo è invece la linea continua segnata in rosso nella cartina.


Le esercitazioni navali Stati Uniti-Corea del Sud nel Mar Giallo

Domenica 28 novembre le esercitazioni navali USA-Corea del Sud, pianificate prima dell’ultima crisi, hanno avuto inizio nel Mar Giallo, a circa 125 km a sud del confine marittimo conteso fra le due Coree e a circa 40 km dalla costa della Corea.

La portaerei USS George Washington e quattro altre unità navali statunitensi sono state raggiunte da cacciatorpediniere, navi, fregate, navi di supporto e aerei antisommergibili sudcoreani.

Il Nord ha definito gli esercizi militari USA-Corea del Sud una “provocazione imperdonabile” e ha affermato che, se il territorio nordcoreano sarà violato, riceveranno un “mare di fuoco”.

La tensione nel Sud sale e, in seguito ad alcuni colpi di cannone che si sono uditi, è stato ordinato ai 20 residenti civili rimasti sull’isola di Yeonpyeong dopo l’esodo della maggior parte della popolazione, di ripararsi nei rifugi. Il governo sudcoreano ha anche ordinato ai giornalisti di abbandonare l’isola.

Mercoledì 1 dicembre si sono concluse le esercitazioni navali congiunte che si sono svolte senza incidenti.

Uno dei Capi di stato maggiore sudcoreani ha detto che la Corea del Sud prevede di tenere in futuro altre esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti e annuncia che, a partire dal 6 dicembre, si terrà una settimana di esercitazioni militari indipendenti in 29 siti attorno al paese.


Dopo le esercitazioni navali Stati Uniti-Corea del Sud

Giovedì 2 dicembre la KBS ha rivelato che la Corea del Sud si starebbe preparando a installare missili «Cheonma» sull’isola di Yeonpyeong. Si tratta di missili terra-aria con una portata di 10 km di fabbricazione sudcoreana, montati su veicoli blindati.

Venerdì 3 dicembre il Giappone e gli Stati Uniti hanno iniziato le più grandi esercitazioni navali congiunte mai effettuate finora, che continueranno fino al 10 dicembre con un totale di 44.000 uomini.

Nella stessa data il nuovo ministro della difesa sudcoreano ha detto che la Corea del Sud risponderà con attacchi aerei se il Nord Corea lancerà in futuro un’aggressione come quella di Yeonpyeong.

Intanto la tensione nella capitale sudcoreana sta salendo. Basta dare uno sguardo a quella zona geografica con Google Earth per accorgersi che Seul e l’aeroporto internazionale di Incheon si trovano a meno di 40 km dal confine col Nord Corea. Gli abitanti della capitale sudcoreana cominciano a chiedersi dove andrebbero nel caso di un attacco, consci che al di là del confine ci sono migliaia di missili nordcoreani puntati su di loro.

Lunedì 6 dicembre la Corea del Sud ha iniziato una serie di manovre militari, per terra e per mare in 29 siti del paese, escluse le aree navali contese.

Nella stessa data il presidente statunitense Barack Obama ha telefonato al presidente cinese Hu Jintao, chiedendogli di cooperare con gli Stati Uniti per mandare al Nord Corea un chiaro messaggio che faccia capire al Nord che le sue provocazioni contro il Sud sono “inaccettabili”.

Martedì 7 dicembre il Segretario di stato statunitense Hillary Clinton ha ancora richiesto che il Nord Corea cessi il suo comportamento provocatorio, mentre la Cina, principale alleato della Corea del Nord, ha detto che l’unico modo per far diminuire la tensione nella penisola coreana è il dialogo e la cooperazione.

Nel frattempo un alto diplomatico cinese si è incontrato a Pyongyang con il leader nordcoreano Kim Jong-il. Fonti statali hanno comunicato che i due “hanno raggiunto un consenso”, ma non hanno rivelato altro.

Mercoledì 8 dicembre l’ammiraglio americano Mike Mullen ha criticato aspramente Pechino per non aver condannato il fuoco di artiglieria del Nord Corea contro l’isola sudcoreana avvenuto due settimane prima.

Giovedì 9 dicembre Jiang Yu, una portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha definito il commento dell’ammiraglio Mullen “un’accusa”.


Le esercitazioni militari sudcoreane a Yeonpyeong e altrove

Giovedì 16 dicembre Quando sembrava che la tensione stesse svanendo, la Corea del Sud ha annunciato che terrà fra il 18 e il 21 dicembre una giornata di esercitazioni militari con proiettili veri nell’isola di Yeonpyeong, assicurando però che i proiettili non saranno rivolti contro il Nord Corea.

Sabato 18 dicembre Bill Richardson, un inviato statunitense non ufficiale in visita a Pyongyang, al ritorno dal Nord Corea definisce la situazione della penisola coreana come una polveriera. La situazione sta preoccupando molto Cina e Russia per la risposta della Corea del Nord di colpire a sua volta il Sud se l’esercitazione avrà luogo.

Nella stessa data la Corea del Sud ha annunciato di aver rimandato a lunedì 20 l’inizio dell’esercitazione a causa delle sfavorevoli condizioni atmosferiche.

Domenica 19 dicembre Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si sta preparando a discutere la situazione in una riunione di emergenza programmata su richiesta della Russia. La Russia è molto preoccupata e la Cina ha definito la situazione come estremamente precaria.

Lunedì 20 dicembre La Corea del Sud ha iniziato le esercitazioni militari nell’isola di Yeonpyeong alle 14,30 ora locale, dopo aver ritardato l’inizio a causa della nebbia, e le ha terminate 90 minuti dopo. La Corea del Nord ha definito le esercitazioni “una sconsiderata provocazione militare”, ma ha detto che non farà rappresaglie.

Nel frattempo la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dopo 9 ore di discussioni si è conclusa con un nulla di fatto.

Mercoledì 22 dicembre Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, il Ministero della difesa sudcoreano intende condurre esercitazioni militari sulla costa orientale fra il 22 e il 24 dicembre. Le esercitazioni dovrebbero coinvolgere sei unità navali ed elicotteri antisommergibili Linx e si dovrebbero svolgere a 100 km a sud del confine navale con il Nord. In contemporanea si terranno esercitazioni militari anche a Pocheon, a circa 30 km dal confine con il Nord, con l’impiego di 800 militari, artiglieria, elicotteri e jet.

Mercoledì 29 dicembre Affermando che non vi è altro modo che tramite la diplomazia per smantellare il programma nucleare della Corea del Nord, il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha chiesto che si convochino di nuovo i colloqui a sei (le due Coree, Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti) con il Nord Corea.


Tratto da vari articoli di giornali sudcoreani, da trasmissioni televisive e dal sito web della della BBC News nel giorni 23 novembre-30 dicembre 2010.

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© Valerio Anselmo