Yi Sang-jae
mastro artigiano dei contenitori di “cìpero”

Oggigiorno in Corea è sempre più difficile trovare prodotti fatti con il “cìpero” (cyperus exaltatus), una pianta simile al giunco. E tuttavia, nonostante l’avanzata del modernismo che sembra voler relegare nel passato tutto ciò che riguarda le tradizioni secolari, Yi Sang-jae continua a seguire la passione di tutta la sua vita, la produzione di oggetti di cìpero, quasi a dimostrare che, anche con un materiale così semplice, si possono creare dei veri capolavori.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


I

n passato i coreani, per tessere oggetti di casa, come tappeti rotondi, contenitori per il cibo e cestini per gli attrezzi da cucito, usavano il wancho (완초 ), in italiano “cìpero” (cyperus exaltatus), un genere di piante simili ai giunchi, comuni nei luoghi umidi, presente in qualunque villaggio coreano. Siccome questi oggetti erano molto pratici e potevano essere prodotti con materiali che erano facilmente reperibili, i prodotti artigianali di cìpero erano posseduti da tutti i ceti sociali. Dopo avere appreso le tecniche di base, i più abili degli artigiani mostravano la propria bravura aggiungendo ai loro lavori anche degli elaborati elementi decorativi. Tutte le volte che un artigiano di questo livello diveniva noto per la sua abilità, era certo di essere sommerso dagli ordini dei mercanti e dei membri delle classi superiori.

Ma, anche se i lavori in cìpero godettero in passato di grande popolarità, furono alla fine soppiantati da oggetti di plastica prodotti in massa, che la gente trovò che potevano servire allo scopo a un prezzo molto inferiore. Di conseguenza, gli oggetti prodotti con materie naturali passarono presto in second’ordine, mentre tradizioni di secoli venivano dimenticate. Tuttavia, nonostante le circostanze difficili in cui versa oggi questo mestiere tradizionale, si può ancora trovare qualcuno, come Yi Sang-jae, (이상재 ), un sessantaquattrenne maestro di capolavori in cìpero, nominato “proprietà culturale intangibile numero 103”, che persevera nel suo lavoro, trasformando magicamente i giunchi del cìpero in squisiti capolavori.

Capolavori di cìpero

La pianta di wancho (“cìpero”), che cresce fino a un’altezza di 1,2-1,5 metri, si trova comunemente nelle risaie e nelle aree umide delle zone con temperature tropicali e temperate, come le zone in cui si trovano la Corea e il Giappone. Anche se il cìpero cresce spontaneamente in tutta la Corea, è particolarmente abbondante nell’area di Ganghwa-do (강화도), l’isola di Ganghwa. Il cìpero è stato da molto tempo considerato un ottimo materiale per la produzione di tappeti, contenitori e oggetti decorativi.

Il maestro Yi al lavoro nel suo laboratorio

Gli artigiani che si specializzano nella produzione di lavori in cìpero sono chiamati in coreano “mastri del cìpero” (wanchojang 완초장 ). Stando a quanto viene riferito nel testo storico Samguksagi (삼국사기 “Storia dei Tre Regni”), il cìpero veniva usato già all’epoca di Silla (57 a.C.- 935 d.C.). Durante il periodo Goryeo (918 - 1392) i re coreani normalmente presiedevano ai riti sacrificali dedicati alla divinità della terra (tosin 토신 ) e alla divinità delle messi (goksin 곡신 ) a favore dei propri sudditi. Per questa cerimonia si metteva del cìpero sotto le tavolette mortuarie per invitare alla cerimonia le due divinità. Inoltre nei palazzi reali si usavano vari tipi di prodotti artigianali di cìpero come oggetti decorativi.

Secondo il Taejongsillok (태종실록 “Annali del re Taejong”), che è una sezione del Joseonwangjosillok (조선왕조실록 “Annali della dinastia Joseon”), i prodotti di cìpero, essendo possedimenti preziosi dei membri della famiglia reale e della classe dominante, erano regolarmente inclusi sotto vari nomi fra gli oggetti da offrire in tributo alla Cina. Come tali, i prodotti artigianali di cìpero sono stati apprezzati a lungo per la loro praticità ed eleganza. Esistono due tecniche basilari che sono state trasmesse fino ad oggi per la creazione di manufatti artigianali di cìpero. Una comprende l’uso di strumenti speciali, mentre l’altra prevede che il cìpero sia intessuto a mano. L’isola di Ganghwa è nota per essere il luogo delle tecniche di tessitura manuale, quelle che Yi Sang-jae applica nel creare i suoi capolavori.

Mezzo secolo di dedizione

Yi Sang-jae primeggia come un vero maestro dell’artigianato del cìpero, ben deciso a continuare le tradizioni millenarie che sono radicate nell’isola di Ganghwa. Yi si è dedicato alla produzione di questo tipo di oggetti quasi subito dopo aver completato le scuole elementari, nel 1956. Dopo avere appreso le basi del procedimento da sua madre, Yi sorprese tutti quando vinse il primo premio in una gara di artigianato, appena tre anni dopo aver iniziato a produrre i propri lavori. Anche se gli fu assegnato quando era ancora piuttosto giovane, questo premio servì a dargli la base che gli avrebbe poi permesso di raggiungere lo stato di “maestro nei lavori in cìpero”, una distinzione che ha conservato per la maggior parte degli ultimi 50 anni.

“Il cìpero era così comune nel mio villaggio natìo, Gyo-dong nell’isola di Ganghwa, che tutti i miei vicini facevano oggetti di cìpero. Penso di essere stato in grado di arrivare dove sono arrivato oggi grazie al fatto di essere entrato in contatto con l’artigianato del cìpero quand’ero ancora così giovane.” Il primo prodotto che Yi creò fu un cuscino con disegni di fiori, chiamato in coreano kkotbangseok (꽃방석 ~). A quell’epoca i kkotbangseok e i kkotsamhap (꽃삼합 ~ un gruppo di tre cesti con disegni di fiori) erano i prodotti di cìpero più comuni. In seguito Yi proseguì nel lavoro creando dei dongguri (scatole con il coperchio per riporre o trasportare cibarie), dei sajuham (contenitori per offrire alla famiglia della sposa un documento con su scritti l’anno, il mese lunare, il giorno e l’ora di nascita dello sposo in modo che i genitori della sposa potessero decidere una data favorevole per la cerimonia del matrimonio) e dei banjitgori (contenitori per riporvi il necessario per il cucito, come gli aghi, il filo, il ditale e degli scampoli di tessuto). Più di recente, Yi ha ampliato l’ambito della sua arte fino a includere la creazione di cappelli, borse e accessori vari.

“Gli oggetti prodotti con il cìpero – dice Yi – si possono usare per riporvi degli alimenti d’estate perché permettono all’aria di circolare. Inoltre, d’inverno sono in grado di assorbire il freddo servendo da isolante. Secondo me, non vi è alcun materiale che possa servire per i più vari scopi come il cìpero.” Per Yi, nonostante che sia coinvolto in questo mestiere da una vita, i pregi naturali del cìpero continuano a essere una fonte di stupore e ammirazione.

Il processo di produzione del cìpero

La produzione di oggetti di artigianato con il cìpero inizia con la raccolta e la preparazione di cìpero di qualità. Tipicamente, il cìpero si pianta in aprile e poi lo si trapianta nelle risaie all’inizio di maggio. Dopo essere stato raccolto nell’estate inoltrata (luglio-agosto), i gambi vengono tagliati in fili e fatti asciugare. Quando i fili asciutti diventano bluastri, vengono immersi in acqua e lasciati poi asciugare al sole. Alla fine diventano bianchi dopo che questo procedimento è stato ripetuto cinque o sei volte. A questo punto i fili di cìpero costituiscono il materiale che si usa per la produzione dei manufatti. Per produrre i fili colorati che vengono usati per gli elementi decorativi è necessario un ulteriore processo di tintura.

Le opere di forma rotondeggiante, come il kkotbangseok e il kkotsamhap a cui si è prima accennato, sono i più rappresentativi degli oggetti di artigianato di cìpero. Per prima cosa si intrecciano otto gruppi di cordicelle (no) di fili di cìpero con delle linee orizzontali (najul) e linee verticali (ssijul). Dopo che si è completata la sezione sottostante, si inizia la fase detta samori, durante la quale vengono aggiunte delle linee verticali alle aree di intersezione come rinforzo per i lati.

La fase samori comprende il procedimento detto tteumjil, con il quale vengono incorporati dei motivi decorativi o delle scritte in caratteri cinesi. “L’aspetto più importante dell’artigianato del cìpero – dice Yi – è quello di assicurarsi che i fili intessuti siano stati creati in modo appropriato e resi uniformi. Per ottenere questo, si deve applicare la stessa quantità di forza delle mani sia quando si creano righe orizzontali, che quando si creano righe verticali. Siccome un risultato ottimale si giudica solo col tocco delle mani, occorre applicare una notevole concentrazione dall’inizio alla fine.” Yi Sang-jae fa notare che le abilità fondamentali di questo mestiere, cioè la sensibilità del tocco delle mani e un’acuta percezione del peso e del bilanciamento, si acquistano soltanto mediante innumerevoli ore di pratica. Si sofferma anche a lungo a spiegare come il tteumjil, che conferisce bellezza artistica all’oggetto, sia un lavoro che deve essere effettuato con un’accuratezza estrema.

Gli oggetti creati con il cìpero sono generalmente decorati con caratteri cinesi che augurano buona fortuna e prosperità ( e ), ma possono anche presentare una varietà di disegni decorativi, come figure di arirang e di tartarughe. “È naturale che i prodotti che presentano tecniche decorative più avanzate siano più popolari. Ciò significa che l’artista ha pensato attentamente alla composizione dei caratteri e dei disegni, oltre che alla coordinazione dei colori. La qualità di un prodotto finito è anche in gran parte determinato dall’abilità di chi lo crea nell’applicare in modo giusto la forza delle mani quando lavora con i fili colorati, operazione che viene effettuata durante il processo del tteumjil. Siccome si devono porre i fili colorati su una superficie già intessuta, è necessario che con le mani si eserciti una forza doppia. Alla fine, la sezione decorata deve sembrare una superficie formata da un solo strato.”

Capolavori innovativi

I più preziosi lavori che Yi crea comprendono i sajuham (i contenitori di cui si è parlato sopra) e i pyebaek dongguri (폐백 동구리). Nel rituale di matrimonio pyebaek (폐백 ), la sposa novella si inchina profondamente subito dopo essersi sposata per salutare i nuovi suoceri. Il contenitore pyebaek donguri viene usato dalla sposa per offrire i cibi che lei stessa ha preparato per i suoceri. Anche se, secondo la tradizione, questi oggetti dovrebbero avere una forma rotonda, Yi ora crea delle opere in una varietà di forme, quadrate, esagonali e ottagonali. Cominciò creando un sajuham quadrato e poi ideò un’innovativa forma quadrata con angoli arrotondati. Creò così un pyebaek dongguri quadrato arrotondato completamente nuovo, che mostra un alto livello di bravura artistica da parte dell’artigiano. “Per creare un’opera con una forma quadrata arrotondata, bisogna trasformare in una forma quadrata numerosi gruppi di fili (no) e di linee orizzontali (najul) e poi tesserli assieme alle linee verticali (ssijul). Dopo che la sezione di fondo è stata completata, i lati vengono modellati in forma tondeggiante durante la fase samori, che è un processo particolarmente difficile. Per unire fra loro le aree quadrate con quelle rotonde occorre impiegare una grande forza con le mani, altrimenti i fili verticali e quelli orizzontali non risulteranno bene allineati.”

“È necessario molto tempo e una grande concentrazione per i compiti più difficili, come il procedimento di undu mediante il quale i lati vengono leggermente piegati verso l’alto, per il procedimento di samori con cui si unisce il fondo quadrato con i lati tondeggianti e per il procedimento di tteumjil grazie al quale, con grande precisione, si applicano caratteri cinesi e motivi decorativi per migliorare l’aspetto del lavoro finito.” Ma, per quanto possa essere difficile la creazione di un oggetto, Yi trova grande soddisfazione nei risultati del suo lavoro impeccabile.

Il futuro dell’artigianato tradizionale

“La correttezza dell’artigiano è profondamente presente negli oggetti di artigianato fatti con il cìpero dell’isola di Ganghwa, prodotti completamente a mano. Anche quando si usano degli strumenti, questi giocano solo un ruolo secondario. Ogni filo deve essere maneggiato con estrema attenzione, senza distrarsi. Non è esagerato dire che ho speso tutta la mia vita nella produzione di oggetti di cìpero. Non sono in grado di esprimere quanta sia la gioia che provo tutte le volte che creo qualcosa con il semplice materiale che fornisce il cìpero.”

Come risultato dell’industrializzazione, la nostra vita è ora dominata da procedimenti di produzione meccanica. Yi, però, non crede che si riesca a sviluppare una macchina che sia in grado di stare alla pari con l’intricata abilità manuale coinvolta nella fabbricazione degli oggetti artigianali di cìpero. Di conseguenza si adopera anche per fare in modo che la tradizione di quest’arte venga mantenuta viva. “I prodotti basilari di cìpero non fanno oggi più parte del nostro quotidiano. Tuttavia sono convinto che l’artigianato del cìpero debba sopravvivere. Attualmente lavoro con due studenti e due assistenti che si sforzano con diligenza di imparare il mestiere.”

Yi è molto dispiaciuto nel vedere che la generazione più giovane non prova più alcun interesse nell’artigianato tradizionale. Tuttavia, tutte le volte che qualche visitatore, e in particolare qualche turista straniero, passa a fargli visita per aver sentito parlare dei suoi lavori, il suo spirito si rallegra e allora egli guarda al futuro con rinnovata confidenza.


Tratto da “Yi Sang-jae - Handicrafter of Sedge Masterpieces”, in Koreana, vol.21, n.4, inverno 2007. Testo di Lee Min-young, fotografie di Seo Heun-kang. Ricerche bibliografiche e su Internet a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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