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N egli annali della storia navale coreana il nome di Yi Sun-sin ( La nave tartarugaSul modello di una nave del XV secolo ordinò che fossero costruite altre particolari imbarcazioni fortificate da guerra note con il nome di kŏbuksŏn ( Le “navi tartaruga”, chiamate così a causa della loro forma, erano ricoperte di placche di ferro. Fra queste correva uno stretto camminamento nel senso della lunghezza e ve ne era uno anche nel senso della larghezza. Tutto il resto della copertura era cosparso da spine metalliche, spuntoni e lame che durante la battaglia venivano camuffate mediante materassini, per nasconderli e rendere così l'abbordaggio nemico molto più difficile e pieno di trabocchetti. In corrispondenza dell’arcata della nave era stato posto un drago la cui bocca conteneva un cannone. Nella parte posteriore vi era un'altra postazione con un cannone. Inoltre, durante la battaglia, dalla bocca del drago uscivano fumi sulfurei che creavano una fitta cortina fumogena protettiva che nascondeva la nave agli avversari. Su ciascuno dei lati vi erano altre aperture, una per un cannone e le altre come postazioni per gli arcieri. Le navi tartaruga all'operaNel quarto mese lunare dell'anno 1592 il Giappone invase la penisola, trovando le truppe coreane di terra impreparate ad ostacolare la corsa nemica verso la capitale. La corte reale fu costretta a fuggire. Intanto al sud l'ammiraglio Yi combatteva numerose battaglie e, nonostante le sue forze fossero inferiori di numero rispetto a quelle nemiche, riuscì a vincerle tutte e a distruggere la flotta giapponese. Nel diciottesimo giorno dell'undicesimo mese lunare del 1598 cinquecento navi giapponesi si riunirono nello stretto di Noryang pronte per rimpatriare. Forti dell'appoggio della flotta cinese dei Ming, i coreani attaccarono le navi nemiche che si stavano ritirando. Sebbene l'ammiraglio Yi fosse stato ferito gravemente da una pallottola vagante, chiamò suo figlio e suo nipote e disse loro: “Non piangete, non annunciate la mia morte. Battete i tamburi, suonate le trombe, sventolate le bandiere dell'avanzata. Siamo ancora in battaglia: finiamo il nemico una volta per tutte.” In quella battaglia furono affondate oltre 200 navi nemiche. Le idee di Yi Sun-sinYi Sun-sin credeva fermamente che l’unico modo di salvare la propria vita fosse quello di essere pronti a rischiarla: “Colui che rischia la morte vivrà, colui che cerca la vita morirà”, questo era il suo motto. Oltre che condottiero, Yi Sun-sin fu anche un raffinato poeta. Ecco una delle sue poesie brevi (sijo): |
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© Valerio Anselmo