La fama duratura delle opere di Yun Dong-ju, oltre che all’eccellenza artistica delle sue poesie è legata alla sua fierezza di sentirsi coreano in un periodo in cui il Giappone opprimeva la Corea, sentimento che lo portò a morire a 28 anni in una prigione giapponese. | ||||||||||||||||||||||||
P er la maggior parte dei coreani, giovani o vecchi, i primi versi della famosa poesia “Prologo” del poeta Yun Dong-ju sono familiari come gli innumerevoli resoconti del periodo oscuro della storia coreana nel quale il paese era piombato.
Il mese scorso, mentre si celebrava il 67º anniversario della liberazione nazionale (avvenuta il 15 agosto 1945) e la fondazione della repubblica, i coreani hanno anche reso omaggio a Yun Dong-ju, un intellettuale, patriota e comune cittadino che compose in versi chiari e semplici i propri sogni di una patria libera e indipendente. A questo fine, una produzione musicale ispirata, nuove opere di narrativa e un monumento rinnovato hanno esplorato e riaffermato la posizione di Yun come duratura icona storica e letteraria. L’inizio di un viaggio ![]() Yun Dong-ju, in seconda fila, a destra Yun Dong-ju ( Anche se Yun è diventato noto solo dopo la sua morte avvenuta in una prigione giapponese nel 1945, oggi viene ricordato come uno dei più amati poeti coreani. L’unica antologia dei suoi scritti pubblicata postuma, che ha inciso il suo nome nella coscienza nazionale e ha commemorato la lotta della sua generazione, continua a essere proclamata come una delle più significative opere della letteratura coreana. Nato nel 1917 nel villaggio di Ryongjeong nella Manciuria settentrionale (l’attuale regione cinese di Jilin), Yun crebbe in un ambiente familiare e scolastico che considerava il mantenimento e la promozione dell’identità nazionale come doveri della massima importanza. Grazie all’incoraggiamento di suo padre, che si dice gli abbia dato il soprannome infantile di Haehwan (“luce del sole”), assieme ai soprannomi Dalhwan (“luce della luna”) e Byeolhwan (“luce delle stelle”) dati ai suoi fratelli minori, Yun espresse i propri pensieri con poesie originali già fin da bambino. Questi primi ricordi della sua famiglia, collegati con immagini simboliche del cielo, sembra che siano stati l’ispirazione per il titolo della sua successiva antologia, chiamata “Cielo, vento, stelle e poesie” ( Come studente universitario della Scuola tecnica Yeonhui (l’attuale Università Yonsei di Seul), Yun ottenne una nuova comprensione dell’abietta realtà che era la vita coreana sotto il dominio coloniale giapponese. Questa crescente consapevolezza e il risultante conflitto interiore influirono in modo significativo sulla formazione della sua prospettiva critica e della sua voce artistica, resa evidente in opere quali “Autoritratto”, che dipinge con pennellate vivaci le frustrazioni derivanti dalla scoperta di una crescente oppressione. Nel 1942 Yun si trasferì in Giappone per continuare i propri studi a Kyoto. Nel 1943 fu arrestato con altri studenti coreani per il suo coinvolgimento in attività di resistenza e condannato a due anni in una prigione di Fukuoka. Yun passò il resto della sua breve vita in quella cella, dove morì nel febbraio del 1945, appena sei mesi prima che la liberazione della Corea, di cui aveva sognato, diventasse una realtà. Il giovane prigioniero Un nuovo romanzo dell’autore Lee Jeong-myeong, il cui titolo coreano è preso dall’ultima riga del “Prologo” di Yun, “Le stelle piangono agitate dal vento”, presenta un resoconto romanzato della tetra fine della vita del poeta, vista attraverso gli occhi di un giovane guardiano della prigione giapponese. Nel processo di investigazione dell’assassinio del funzionario della censura giapponese che aveva interrogato Yun e bruciato le sue poesie, il giovane guardiano viene condotto sempre più profondamente in un labirinto di mistero. Con un attento inserimento dei testi completi di oltre 20 lavori rappresentativi di Yun, fra cui “Una notte conto le stelle”, “Autoritratto” e “Confessioni”, il romanzo invita i lettori a capire meglio l’ambiente storico e sociale delle poesie di Yun e a riflettere sul potere di redenzione della letteratura. All’inizio del 2012 sono stati presi accordi per la traduzione e la pubblicazione del romanzo in cinque lingue (fra cui l’inglese, il francese e il polacco), con i diritti di pubblicazione per la versione inglese del romanzo venduti al maggiore gruppo editoriale Pan Macmillan. Rinato sui palcoscenici moderni ![]() L’ambiente che ricorda la prigione giapponese in cui il poeta morì In commemorazione del 67º anniversario della Giornata della liberazione nazionale, Yun ha ricevuto l’attenzione delle luci della ribalta come ispiratore di un’altra reinterpretazione creativa all’inizio del mese di agosto 2012 con il debutto di “Yun Dong-ju colpisce la luna”, una produzione della Compagnia teatrale delle arti dello spettacolo di Seul. Presentata per un breve periodo di tre giorni (dal 10 al 12 agosto) al Teatro dell’opera del Centro delle arti di Seul, il musical ha attirato l’attenzione del mondo teatrale con il suo ritratto vivace e drammatico degli ultimi giorni del poeta come artista imprigionato, possibile soggetto di discutibili esperimenti medici, e colmo di nostalgia per la sua famiglia e la sua casa. Una caratteristica notevole della produzione musicale è stato il ruolo centrale di un oggetto inanimato e simbolo frequente nella poetica di Yun: la luna. Rappresentata come unica compagna del poeta durante le notti desolate di contemplazione solitaria e forse perfino come specchio della sua tumultuosa vita interiore, la luna come attrezzatura fissa della produzione cresce e decresce a seconda delle svolte decisive della vita della persona Yun sul palcoscenico. Da un sottile spicchio di luna crescente a una luna piena al massimo della sua luminosità, all’oscurità di una luce improvvisamente spenta, i cambiamenti del cielo notturno suggeriscono le lotte personali e comunitarie della vita sotto l’occupazione. Nella “Casa della letteratura Yun Dong-ju”, un salone di esposizione ricrea l’ambiente della prigione in cui il poeta passò i suoi ultimi giorni. La camera è illuminata da un unico raggio di luce (qui a sinistra). “Abbiamo preso le poesie di Yun Dong-ju, che prima esistevano solo in lettere e caratteri, e le abbiamo tradotte nel linguaggio della danza, del canto e dell’azione” dice l’impresario Kwon Ho-seong. “Proprio come le sue poesie lasciano un’impronta duratura nella mente dei lettori, i movimenti e la coreografia di ciascuna scena rimangono nella mente di chi li osserva.” “Dove il mio nome è sepolto” Un altro tributo alla memoria di Yun è stato fatto a Seul nel mese di luglio 2012. Situata su una radura sulle colline Inwang-san nel centro di Seul, la Casa della letteratura Yun Dong-ju presenta mostre sulla vita e la letteratura del poeta che includono alcuni suoi manoscritti e altri oggetti personali. Creato su disegno dell’architetto Lee So-jin, il museo è stato costruito in oltre un anno e mezzo in una precedente stazione di pressurizzazione contenente due serbatoi di acqua abbandonati. I serbatoi sono stati convertiti in sale aperte che permettono ai visitatori di guardare in alto verso lo stesso cielo notturno che riempiva gli scritti di Yun. L’edificio si trova sul percorso che conduce alla collina Yun Dong-ju, che è stata così chiamata dall’ufficio distrettuale nel 2009. Sia la Casa della letteratura Yun Dong-ju che la collina Yun Dong-ju si trovano vicino all’abitazione in cui si trovava a pensione Yun quando frequentava la scuola tecnica Yeonhui. | ||||||||||||||||||||||||
Tratto da “The lasting legacy of poet Yun Dong-ju ”, testo di Lee Seung-ah, apparso il 23 agosto 2012 nel sito Korea.net. Qui pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto del proprio sito. Riferimento: korea.net. |
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© Valerio Anselmo